I periti assicurativi esclusi dall’albo dei Ctu

legislatore  La sentenza del Tar Lazio

Bloccato il ruolo dei periti assicurativi dall’albo dei Ctu (consulenti tecnici di ufficio). A dirlo il Tar del Lazio che in una sentenza (9947/15) ha accolto il ricorso promosso dal Collegio dei periti industriali di Frosinone con l’intervento ad adiuvandum dello stesso Consiglio nazionale di categoria e del Consiglio nazionale degli ingegneri, implicitamente affermando (come prevede la legge) che in quell’elenco possono essere inseriti solo i professionisti iscritti a un ordine o un collegio professionale. La vicenda prende le mosse da un reclamo proposto dai periti industriali di Frosinone contro il presidente del tribunale di Cassino che, secondo i ricorrenti, aveva permesso l’iscrizione di sei periti assicurativi all’Albo dei Ctu senza che questi fossero in possesso dei requisiti previsti dalla legge, cioè l’iscrizione a un ordine o collegio professionale. In sostanza per il tribunale in questione era sufficiente far parte del ruolo nazionale dei periti assicurativi, istituito con la legge n. 166/92 e recepito dal dlgs 209/2005. Dopo aver presentato reclamo davanti alla Corte d’appello di Roma, che ha confermato la decisione del tribunale di Cassino, i periti industriali di Frosinone decidono di andare però davanti al giudice amministrativo. Secondo il tribunale capitolino «la decisione di non espungere dall’albo dei Ctu di Cassino i periti assicurativi è stata assunta da un collegio illegittimamente composto, attesa la presenza nello stesso di un rappresentante dell’Isvap».

Secondo la legge, infatti, l’albo dei Ctu è formato da un comitato, chiamato a decidere sui titoli e i requisiti per il mantenimento dell’iscrizione, costituito dal presidente del tribunale, dal procuratore della repubblica, da un professionista designato dall’ordine o dal collegio della categoria a cui appartiene chi ne richiede l’iscrizione e da un rappresentante della camera di commercio nel caso di periti estimatori. Nel caso specifico la convocazione era stata estesa anche ad un rappresentante designato dall’Isvap la cui presenza per il Tar è illegittima. E, seppure non ha un’influenza concreta, è sufficiente la mera presenza all’interno del comitato per invalidare l’intero processo decisionale. La conseguenza diretta è che i periti assicurativi non possono essere assimilati agli iscritti a un ordine o collegio professionale, i cui rappresentanti sono gli unici soggetti individuati dalla legge e legittimati a partecipare alle adunanze del comitato. Viene quindi ribadito, hanno affermato i consigli nazionali di periti industriali e ingegneri, «il ruolo degli ordini professionali, istituiti per legge come rappresentanti di una data categoria, contro i tentativi di ridimensionarne la funzione, o di confonderli con altri organismi, privi di rappresentanza degli iscritti».

(di Benedetta Pacelli – ItaliaOggi)

My Canary: la app che di dice se sei in grado di guidare

Bevuto o “fumato” troppo? Con 4 test puoi sapere se sei troppo fuori per metterti al volante
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Secondo le stime della Commissione europea, ogni anno in Europa si registrano almeno 10.000 morti in incidenti stradali dovuti alla guida in stato di ebbrezza. Maggiormente a rischio di comportamenti errati sono i giovani: si calcola che il 25% degli incidenti che coinvolgono ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni sono attribuibili all’alcol.

Il problema non è meno grave in Italia, dove, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, gli incidenti stradali alcol correlati sono pari al 30-35% del totale. Da un’analisi condotta nel 2012 nell’ambito del XX Rapporto ACI-CENSIS su consumo di alcolici e comportamenti alla guida, emergeva che il 13,8% dei guidatori non si astiene dal consumare alcol anche quando sa di doversi mettere al volante. Tra questi, l’8,2% lo fa perché si fida della propria capacità di “reggere” l’alcol oppure perché pensa che in fondo l’alcol non sia un problema per la propria condotta di guida.

Niente di più sbagliato, ovviamente. Ma come faccio davvero a capire se sono o meno in grado di guidare? Se in alcuni casi lo stato di ebbrezza è ovvio e quindi non richiede ulteriori verifiche, in altri il guidatore potrebbe sopravvalutare le proprie capacità. Una app può venire in aiuto a quanti decidono di farsi lo scrupolo (per chi si mette alla guida anche sapendo di essere ubriaco marcio, purtroppo non c’è rimedio). Si chiama My Canary e con 4 semplici test consente di mettere velocemente alla prova la propria memoria, i tempi di reazione, la percezione del tempo e l’equilibrio.

Il suo creatore Marc Silverman l’ha messa a punto avendo in mente la marijuana più che l’alcol, dal momento che nel suo stato, il Colorado, l’uso della sostanza è stato liberalizzato per fini ricreativi e molti temono che questo possa contribuire a causare incidenti. My Canary comunque promette di funzionare ugualmente bene per l’alcol e per altri tipi di droghe, perché le abilità che verifica sono quelle che vengono ostacolate dal consumo di tutte queste sostanze.

L’importante è stabilire prima di tutto un modello con il quale confrontare i risultati dei test svolti prima di guidare. Occorre quindi eseguire prima di tutto un test da sobri, per stabilire la soglia di normalità rispetto alla quale i risultati di tutti i test succesivi saranno confrontati. Dopo di ché ogni volta che completa i 4 test l’utente riceve un semaforo verde se le sue abilità sembrano in linea con le sue prestazioni da sobrio, giallo per segnalare che potrebbe non essere saggio mettersi alla guida, rosso se la persona non è abbastanza in sé per guidare.

Marta Buonadonna

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