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A volte ritornano… Dal 2 dicembre riparte la produzione della Saab 9-3
A due mesi da quando fu annunciata l’imminente ripresa della produzione sia pure non di un nuovo modello, ma della “vecchia” Saab 9-3, notizia accolta con molto scetticismo, il clamoroso ritorno è, invece, stato confermato: dal 2 di dicembre, infatti, le linee di montaggio di Trollhattan, in Svezia, dopo due anni e sette mesi di fermo, riprendono a produrre la berlina svedese. Rispetto alle 9-3 prodotte prima della chiusura, le nuove avranno all’incirca il 20% dei componenti diversi: si tratta di quelli di origine General Motors che, evidentemente, non vuole avere più nulla a che fare con la nuova società. Si potranno cogliere, dunque, nelle auto pre-serie qualche lieve modifica, ma i responsabili della Saab hanno già preannunciato che al più presto sarà disponibile un vero e proprio restyling della vettura. La nuova Saab 9-3 verrà venduta sicuramente in Europa e in Cina, mentre non è ancora certo se sarà commercializzata in Nord America. Tra i progetti annunciati c’è anche quello di una versione elettrica della 9-3, e l’iniziativa è tutt’altro che infondata, visto il Gruppo di appartenenza della società: a far rivivere lo storico marchio svedese è stata la National Electric Vehicle Sweden (NEVS) che è una società svedese, ma con capitali cinesi: appartiene, infatti, alla National Modern Energy Holdings, di proprietà dell’imprenditore cino-svedese Kai Johan Jiang che nel giugno del 2012 ha completato la procedura di acquisizione dello storico marchio svedese. La National Modern Energy è sa sempre operativa, in particolare, nel settore dell’industria “verde”.
di Corrado Canali
La vera storia dell’auto elettrica. Quando nel 1900 circolavano a New york in car sharing
Oggi le auto elettriche sono meno dell’1% del mercato. Nulla rispetto agli investimenti che l’industria sta sostenendo in un settore in profonda crisi. Ma è sorprendente sapereche in un passato lontano, nel 1900, il 34% della auto circolanti tra New york, Boston e Chicago erano elettriche! Cosa è successo allora? David Kirsch, professore associato dell’Università del Maryland nel suo libro “The Electric Vehicle and the Burden History” illustra una teoria tanto semplice quanto vera anche nei nostri giorni. Un’industria potente ha “soppresso” la tecnologia elettrica in favore di un’altra (a benzina in questo caso), spostando massicci investimenti in quella direzione e sviluppando i motori a combustione.
Il libro spiega come anche ai nostri giorni, le tecnologie che si diffondono non sono sempre necessariamente le “migliori”, ma sono quelle che hanno dietro maggiori forze (politiche, economiche o culturali), che modellano i comportamenti (o in taluni casi vengono modellati dalle abitudini). Torniamo all’auto elettrica, ai primi del ’900 quel prodotto era più semplice da guidare, non emettevano fumi inquinanti e richiedevano molte meno manutenzione, percorrendo per lo più piccole distanze (ideale per le ridotte
source: electricauto.org
autonomie). Ma le sorprese non finiscono. La compagnia elettrica (The electric vehicle company) dell’epoca era anche il più grosso produttore e possessore di auto degli Stati Uniti. Infatti già allora i veicoli erano per lo più forniti sotto forma di noleggio, a breve (poche ore) o per settimane o mesi. Quindi oltre 100 anni fa il mercato aveva già sviluppato forme di car sharing elettrico. E c’è voluto oltre un secolo per accorgersi che, forse, era un sistema intelligente per la mobilità nelle città. Purtroppo, le lobby industriali di allora (anche le regole non scritte del mercato esistevano già) in pochi anni hanno portato la compagnia alla bancarotta ed ecco comparse le case automobilistiche che in breve tempo hanno sviluppato prodotti più economici e performanti. E tutti ci siamo semplicemente abituati a questo concetto di automobile.
Questa analisi evidenzia il concetto di Socio-tecnologia, cioè come le innovazioni tecnologiche in realtà siano soggette a diretto influenzamento da parte di variabili sociologiche e culturali, apparentemente irrazionali. L’auto elettrica non è l’unico caso. Lo storico americano Ruth Schwartz Cowan scrisse un saggio dove dimostrò la diffusione di massa dei frigoriferi elettrici in funzione delle enormi somme investite da parte di GE (General Electric), mentre esistevano in commercio anche frigoriferi a gas altrettanto performanti e silenziosi. Anche i sistemi di riciclo dei rifiuti sono soggette a queste dinamiche. Le tecnologie per il riuso del vetro, metalli e carta, esiste dal 1960, ma solo negli ultimi anni la gente realmente fa la raccolta differenziata. E non certo per soldi, ma perchè ha maturato la consapevolezza di un problema ambientale e, lentamente, adatta i propri comportamenti.
Ma ora come si può andare avanti.. o forse meglio dire..tornare indietro? In assenza della macchina del tempo, la via più
source: 20somethingfinance.com
efficace per il prof Kirsch è quella di avvicinare i consumatori alle nuove tecnologie rendendole sempre più simili a quanto di consuetudinario. Sarà difficile fare il “salto” completo verso l’auto elettrica al 100% mentre molto più facilmente si potrà avvicinare il pubblico alle auto ibride, che nell’accezione comune si presentano a tutti gli effetti come auto tradizionali con qualche tecnologia in più. Forse per questo, in attesa dei numeri di mercato, gli investimenti delle case auto sempre di più si indirizzano verso gli ibridi. A meno che qualche mega lobby di nuove tecnologie (a idrogeno o ad aria compressa ad esempio) non decida di ripetere la storia.
(thanks to Maggie Koerth-Baker – BoingBoing)
La vera storia dell’auto elettrica. Quando nel 1900 circolavano a New york in car sharing.