
Da: Roberto Milletti
Oggetto: LA MIGLIORE TECNICA LIQUIDATIVA
LA MIGLIORE TECNICA LIQUIDATIVA
Ringrazio tutti i partecipanti e l’organizzazione per avermi dato l’opportunità di potermi esprimere innanzi ad una platea così altamente rappresentata. Sommessamente dirò che non sono però altrettanto grato all’amico e collega Roberto Marino per avermi affidato un argomento di non quotidiana ricorrenza professionale e, diciamolo pure, di soggettiva interpretazione.
Questo però mi dà lo spunto e l’opportunità di poter dire la mia in un mondo dove l’accavallarsi dei pareri, spesso non proprio competenti, genera solo confusione.
Non che il mio parere sia particolarmente importante, però almeno, dopo più di un lustro trascorso nell’ambiente della liquidazione dei sinistri qualcosa da dire l‘ho, pur non avendo la presunzione di poter parlare a nome della categoria dei liquidatori sinistri oggi così variegatamente composta, dove tutto è a favore di tutto ed il contrario di tutto, e dove le compagnie stesse adottano strategie così diverse tra loro, non sempre giustificate da eterogenee realtà aziendali che possano giustificarlo, tanto che viene da chiedersi se c’è veramente una logica in tutto quello che stiamo vivendo in questi anni di grande cambiamento del mercato, dell’organizzazione del mondo del lavoro e sociale.
Ovviamente non è la sede giusta per affrontare problematiche di così vasta portata, né sono la persona più competente se non per esprimere un parere personale di cui potrebbe non importare nulla a nessuno; ma nel mondo dei sinistri però…
E poi assistiamo alla stesura di leggi che dovrebbero regolare la materia assicurativa, specie per la parte relativa alla liquidazione dei danni, che non possiamo non constatare come siano state elaborate da persone totalmente a digiuno della materia. Se non addirittura dolosamente partorite per creare sempre più trambusto nel settore, per accrescere, nel trambusto, profitti e poteri altrimenti non acquisibili.
E’ in questo contesto che si inserisce l’argomento di questo breve intervento: la cosiddetta buona tecnica liquidativa.
Ma buona per chi?
Per la compagnia assicuratrice che dovendo spendere identifica il proprio interesse nel risparmiare sugli esborsi dei risarcimenti dovuti per la riparazione dei danni?
Oppure per il riparatore che dovendo ricevere la propria remunerazione per le riparazioni effettuate al cliente danneggiato è quantomeno comprensibile che voglia incassare il più e nel più breve tempo possibile?
Oppure per il danneggiato che avendo subito il danno e dovendo comunque adoperarsi per la rimessa in pristino del veicolo, (con tutti gli adempimenti che questo comporta quali andare in carrozzeria, far valutare il danno, portare la vettura a far riparare e andarla a riprendere e nel frattempo rimanere a piedi etc.etc.),gli piacerebbe non solo manlevarsi da tutte le attività di trattativa con la compagnia assicuratrice delegando a queste il carrozziere, e magari, già che il fatto è successo, approfittare dell’occasione per rimettere a posto la vettura da tutti quei piccoli colpetti e strisciate che nel tempo ha fatto entrando nel box o ritrovato lasciando la macchina in sosta nella pubblica via, facendoli rientrare nel risarcimento assicurativo?
E’ di tutta evidenza che di fronte a tre interessi così divergenti tra loro ben difficilmente si potrà trovare o adottare un comportamento che possa conciliare le diverse e contrapposte aspettative.
Ed è qui che si applica la cosiddetta “buona tecnica liquidativa“; quella che consente:” dando un colpo al cerchio ed uno alla botte”, di trovare un punto di incontro per risolvere il “singolar tenzone” che vede giornalmente impegnati,su opposte fazioni, gli operatori del mondo delle assicurazioni e quelli del mondo delle autoriparazioni.
In altri termini “mercanteggiando”, rinunciando ad arroccamenti sulle proprie posizioni e concedendo spazi alle altrui richieste, ad evitare che la tutela esasperata dei propri interessi possa compromettere il raggiungimento della famosa transazione, divenuta pilastro portante di tutta la tecnica della liquidazione.
Ma l’arduo compito, secondo me, che oggi dovrebbe coinvolgere tutti gli operatori del settore e tutte le parti in causa, ivi comprese le associazioni di categoria, e parlo di quelle degli autoriparatori, dell’ANIA e dei consumatori, con la necessaria mediazione del legislatore, non è quello di creare riforme, mini o maxi, allo “status quo” ma, bensì, quello di rivisitare l’intera materia del risarcimento del danno.
La necessità che tutti noi sentiamo viva è quella di un servizio di qualità, brillante ed efficace, che modernizzi il sistema della liquidazione sinistri, che da una parte garantisca il giusto dovuto all’avente diritto e dall’altra favorisca un decremento dei premi di polizza ormai giunti a livelli insostenibili e mal compresi dall’utenza.
Per arrivare a ciò necessitiamo di chiarezza e di trasparenza laddove chiarezza e trasparenza non sono mai esistite; anzi si è sempre navigato “a vista”, camminato su fondi melmosi, operato con leggi e procedure difficilmente comprensibili e spesso contraddittorie, certamente sconosciute ai più, creando un sottobosco operativo che ha generato solo dubbi ed incertezze favorendo l’accrescere di coloro che hanno saputo trarre profitto dall’ambiguità e dall’immobilismo dei “burosauri” a danno del cittadino onesto e dell’onesto lavoratore.
Il confronto tra le parti sociali ha raggiunto, ormai, un grado di intolleranza e litigiosità troppo elevato, che di sicuro non aiuta a risolvere ma anzi esacerba le posizioni, favorendo la speculazione e gettando sempre più ombre e sospetti sul mercato. E badate bene che quando parlo di speculazione non mi riferisco solo “ai furbi” che hanno fatto dell’illecito assicurativo una florida fonte di guadagno, ma anche a tutte quelle categorie, associazioni, Enti, pubbliche e non, che con questo stato di cose giustificano e mistificano la propria inefficienza, se non anche la loro stessa esistenza, contribuendo ad accrescere questo clima da “tolleranza zero” che garantisce loro ineguagliabili vantaggi.
E’ in questo contesto, a parer mio, che si inserisce :” la migliore tecnica liquidativa” che dovrebbe andare a sostituire la “buona” di cui abbiamo accennato sopra, dando luogo a riforme e innovazioni integrali in tema di risarcimento del danno.
Stiamo assistendo negli ultimi anni ad un progressivo cambiamento della figura del liquidatore sinistri che perlopiù sotto forma societaria, riceve dalle compagnie assicuratrici, il mandato di gestire e definire per proprio conto i sinistri.
Questa forma di esternalizzazione non può però essere che il primitivo passo verso una riforma globale del sistema attraverso il quale, forse, si può raggiungere quella maturazione del settore di cui stiamo parlando e che ci potrebbe condurre all’ambizioso risultato della nascita di una coscienza assicurativa che vede la polizza come uno strumento di sicurezza e quindi serenità e non come una forma di speculazione reciproca.
A questo stadio però l’esternalizzazione o “out sourcing” che dir si voglia, altro non è che una riduzione di costi che le compagnie cercano di raggiungere affidando all’esterno i propri servizi di gestione dei sinistri, migliorando così i propri bilanci sgravati sensibilmente dall’incidenza del costo del lavoro.
La figura del liquidatore però è pressoché la stessa, anzi, non potendo contare sulle garanzie del contratto di lavoro subordinato, con ogni probabilità, dovrà adeguarsi ancor di più alle direttive della compagnia, magari fornendo un servizio migliore di quanto la compagnia stessa posae fornire con i propri dipendenti.
La vera riforma del settore assicurativo potrà avvenire invece quando sarà creato un anello di collegamento tra la compagnia assicuratrice e l’utenza che non sia l’espressione degli interessi della compagnia stessa come oggi è il liquidatore sinistri, ma quando questo diverrà la figura “super-partes”che, nei modi e tempi dalla legge stabiliti, da una parte indicherà il giusto ammontare del risarcimento all’avente diritto e dall’altra comunicherà alla compagnia assicuratrice l’esborso che questa deve sostenere in totale e completa autonomia e, con rispetto dei soli termini legislativi.
In epoca quindi di richiesta della Comunità Europea all’Italia di abolizione degli albi professionali, sono personalmente convinto che la figura del liquidatore sinistri debba essere quella di un professionista del mercato assicurativo, in forma esclusiva, che possa garantire limpidezza e trasparenza di comportamento garantendo alle parti coinvolte in un sinistro, non solo automobilistico, la imparzialità della propria valutazione del danno, restituendo al mercato la fiducia necessaria per uno sviluppo in linea con un moderno Paese democratico.
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