Perché a Napoli le tariffe RCA raggiungono picchi stellari? Perché perfino chi è in prima classe di merito subisce aumenti tariffari forti? Fra i vari motivi, spicca la frequenza dei sinistri, ossia il numero di incidenti ogni 100 auto. L’Ania (Associazione delle Assicurazioni), analizzando la distribuzione dell’indicatore di frequenza sinistri a livello territoriale, spiega che la provincia dove si è registrato il valore più elevato nel 2013 è Napoli (10,02%), con oltre il 60% in più della media nazionale, pari a 6,19%. Anche in alcune province della Toscana, tuttavia, la frequenza sinistri ha mostrato valori superiori alla media nazionale: in particolare a Prato (8,84%), a Firenze (7,03%) e a Pistoia (6,93%).
TARIFFA UNICA: NO – Ed è proprio la frequenza sinistri, fra l’altro, a far dire no all’Ania in merrto alla tariffa unica. C’è infatti una proposta di legge avanzata, tra gli altri, dal Comune di Napoli per ridurre i premi assicurativi degli automobilisti virtuosi. Secondo questa idea, gli assicurati che per cinque anni non hanno causato incidenti dovrebbero pagare il premio più basso a livello nazionale per la corrispondente classe di merito e non un premio differenziato per provincia di appartenenza, come oggi avviene sulla base della diversa incidentalità effettiva riscontrata nelle varie zone geografiche. Per l’Ania, la proposta, oltre a essere illegittima perché contraria alle direttive comunitarie che vietano di imporre alle Compagnie condizioni di prezzo di qualunque tipo, è anche tecnicamente insostenibile: stabilire infatti a favore degli assicurati che non hanno causato sinistri negli ultimi cinque anni un prezzo unico per tutto il territorio e parametrato al livello di tariffa più basso farebbe saltare il meccanismo mutualistico su cui si fonda l’assicurazione. Qual è il guaio, per l’Ania? Gli assicurati che avessero causato anche un solo sinistro nei cinque anni sarebbero costretti a pagare premi insostenibili, vicini al costo del danno provocato. Per evitare questa assurda conseguenza, le Compagnie per coprire il disavanzo che si realizzerebbe a causa della soluzione proposta sarebbero costrette a stabilire una tariffa unica più elevata colpendo con aumenti ingiusti e rilevanti le comunità di automobilisti più virtuose. A pesare, chiude l’Ania, è il rischio assicurativo: gli automobilisti napoletani, anche quelli virtuosi, hanno una maggiore propensione a causare incidenti. Lo dicono le statistiche della frequenza dei sinistri.
BILANCIO IN CHIAROSCURO – Al di là del caso Napoli, in Italia, la sinistrosità è scesa dal 5,87% nel 2012 al 5,6% nel 2013, e rappresenta il valore più basso della serie storica riportata. Tuttavia, la diminuzione registrata (pari a -4,7%) è stata di intensità inferiore a quella rilevata nei due anni precedenti (-10,1% nel 2012 e -11,3% nel 2011). Si confermano anche nel 2013 le province del Nord Est quelle dove la frequenza sinistri è risultata più bassa. In particolare Rovigo è la città dove l’indicatore ha segnato il minimo (3,66%), così come in altre province del Veneto, del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia l’indicatore tecnico non ha superato il 4,5%. Valori inferiori alla media nazionale si sono registrati anche in alcune province del Sud come Foggia (4,54%), Potenza (4,48%), Lecce (4,58%) e Cosenza (4,70%), oltre che ad Enna (4,31%), Agrigento (4,58%) e Oristano (4,33%).
MENO TRAFFICO CON LA CRISI – Parallelamente all’analisi della distribuzione territoriale della frequenza sinistri, assume anche rilevanza l’analisi della variazione del parco dei veicoli assicurati a livello provinciale. Infatti, mentre nel biennio 2011-2012 al forte calo registrato della frequenza sinistri si era anche rilevata una diminuzione più marcata dei rischi assicurati nelle province a più alta rischiosità (il che poteva contribuire a spiegare almeno in parte il miglioramento dell’incidentalità complessiva a livello nazionale), nel 2013 si è assistito a una più generale contrazione dei veicoli assicurati in tutte le province, con concentrazioni non più necessariamente individuabili nelle zone a più alto rischio. Vale comunque la pena menzionare che tra le cinque province in cui il calo è stato più marcato, quattro sono in Toscana: Siena (-7,1%), Livorno (-5,6%), Grosseto (-5,5%) e Lucca (-5,3%).