Maurizio Iperti, VP Europa di Lojack perizia le auto senza vedere neanche le foto

Già nel 1994 con l’arrivo della perizia telematica avevamo ipotizzato l’arrivo della perizia telepatica. Bene (si fa per dire) dopo 24 anni ci siamo arrivati!

Nel corso del 6° summit degli operatori della telematica e del post-vendita organizzato da Fleet & Mobility presso la direzione ACI di Roma lo scorso 2 febbraio (vedi foto), il VP Europa Maurizio Iperti di LoJack ha annunciato quello che con dovizia di particolari e schemino Tommaso Caravani ha riportato sulla testata http://www.carrozzeriaautorizzata.com/ che solo per comodità di seguito si riporta.

Parlano di un misero 5% di errore in base ai loro test. Mi piacerebbe partecipare ad uno di questi test per vedere come calcolano questo 5%. O forse dato che il suo cognome è l’anagramma della nostra professione si sente autorizzato a fare di testa sua?

Dalla mia esperienza in Carrozzeria e anche durante i corsi Cestar (ora Generali Icar) o ai centri Allianz  (AZ) o negli impianti Tuv di Monaco, ho sempre visto che il 5% di errore nella valutazione di un danno lo si supera spesso anche avendo a disposizione l’auto danneggiata, montata o smontata che sia. LoJack afferma invece di avere un errore del 5% senza vedere l’auto. Come possono vendere per buone queste ipotesi procedurali. In sala si scambiavano commenti. Qual’è il vostro ?

A voi la lettura dell’articolo di Tommaso.

LoJack annuncia una tecnologia rivoluzionaria in grado di identificare i ricambi necessari a un ripristino nei momenti successivi allo stesso dell’incidente. Si chiama CrashBoxx e abbiamo provato a capire se e come funziona.

In Italia LoJack è nota principalmente per i sistemi antifurto, eppure da quando nel marzo del 2016 è stata acquisita dalla multinazionale CalAmp, l’azienda ha iniziato una forte espansione nel mondo dell’auto connessa con soluzioni che puntano a essere rivoluzionarie anche nel mondo dell’autoriparazione.

Abbiamo incontrato Massimo Braga, vice direttore di LoJack Italia, per presentarci la sua azienda e come funziona la predittività del danno.

In Italia siete famosi per il sistema di recupero veicoli rubati, ci spiega cosa altro fa LoJack?
LoJack è nota in Italia principalmente perché facciamo notizia ogni volta che ritroviamo un auto rubata. È indubbio che il nostro sistema sia unico e molto ben rodato sul mercato e che funzioni bene, anche perché possiamo vantare accordi di partnership con i corpi di polizia in tutto il mondo.
Però LoJack non è solo questo. Storicamente siamo impegnati nel rintracciamento dei veicoli con la radiofrequenza, lavoriamo con le flotte di noleggio, sia a breve sia lungo termine, collaboriamo direttamente con le Case auto nei test drive e forniamo prodotti alle concessionarie per migliorare la fidelizzazione dei propri clienti.
Inoltre, da quando nel marzo del 2016 siamo stati acquisiti da CalAmp, stiamo allargando notevolmente il ventaglio dei prodotti.

Ci spiega chi è CalAmp e perché ha acquistato LoJack?
CalAmp è una multinazionale americana che si occupa di internet delle cose, il famoso IoT o Internet Of Things. Essendo presenti anche nell’automotive, e occupandosi LoJack di connettere le vetture, si è trattato di mettere insieme due facce della stessa medaglia.
Inoltre, abbiamo la fortuna che, in questo processo di acquisizione, l’Italia abbia giocato un ruolo fondamentale: il Belpaese è il secondo mercato per importanza per LoJack dopo gli Stati Uniti.

Da poco avete annunciato che sarà disponibile un prodotto in grado di predire i danni di un veicolo contestualmente all’incidente, ci spiega come funziona?
Tutto nasce quando CalAmp ha acquistato CrashBoxx, una startup americana messa in piedi da un team di ingegneri che per anni si sono occupati della produzione di airbag. Queste persone hanno studiato per anni i fenomeni di impatto tra i veicoli, analizzando tutte le forze in gioco durante gli incidenti.
Il passaggio successivo è stato quello di calcolare le deformazioni dell’auto in seguito all’urto e grazie a una banca dati ricostruire i componenti coinvolti.
Ovviamente si tratta di un lavoro enorme che non può essere svolto a bordo dell’auto. Quindi il sistema prevede l’installazione di una “scatola” a bordo del veicolo che misura le forze e trasmette i dati rilevati ai nostri server dove vengono effettuati i calcoli di deformazione e selezionate le parti danneggiate.
Il risultato finale è una ricostruzione tridimensionale dell’incidente sulla mappa e una foto della vettura con i danni che potrebbe avere allegando persino l’elenco delle parti da sostituire. Tutto questo in tempo reale.

Sembra fantascienza, ma funziona?
Ovviamente la risposta non può essere perfetta al 100%, tuttavia dai test che abbiamo condotto il margine di errore rimane contenuto sotto il 5%, anche grazie al fatto che  puntiamo molto sulla qualità dell’installazione grazie alla nostra rete di installatori, che abbiamo appena formato e qualificato in relazione a questi nuovi prodotti.

 

Arval: in arrivo il nuovo servizio mobilità

MosaiciA settembre Arval contatterà le strutture appartenenti al Network per presentare la nuova soluzione per i veicoli sostitutivi

Arval è lieta di comunicare che nel mese di settembre contatterà le strutture appartenenti al Network per presentare la nuova soluzione per i veicoli sostitutivi.
Una proposta che ha lo scopo di fornire reali vantaggi ai riparatori, con l’obiettivo di creare e consolidare un rapporto di partnership e aumentare ancora la qualità percepita dai clienti Arval, proseguendo così il percorso virtuoso fin qui intrapreso insieme.

(Nella foto, Marco Mosaici, Head of Network Services & General Expenses di Arval Italia)

– See more at: http://www.carrozzeria.it/news/2015/07/30/news/arval_in_arrivo_il_nuovo_servizio_mobilit-98849/#sthash.6wuTBuJQ.dpuf

 “L’evoluzione della mobilità degli italiani”

 “Lo sviluppo del settore del noleggio veicoli, accompagnato dall’affermazione di nuove forme di mobilità condivisa come car sharing e car pooling, si incrocia con una crescente domanda di trasporto da parte di cittadini e aziende, quotidianamente non soddisfatta dall’offerta di trasporto pubblico. Aumenta l’interesse verso una cultura ‘pay per use’, meno vincolata alla proprietà del bene auto, supportata dalle nuove tecnologie.

Sono questi alcuni degli spunti che, supportati e alimentati dalla presentazione del Rapporto ANIASA-CENSIS, saranno approfonditi nel corso del convegno “L’evoluzione della mobilità degli italiani– Dallo scenario attuale al 2020-2030”, promosso da ANIASA – Associazione Nazionale Industria del’Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria il prossimo 27 maggio (ore 10) a Roma (presso Palazzo della Cancelleria – Piazza della Cancelleria, 1).
Intervengono:

Fabrizio Ruggiero, Presidente ANIASA

Marco Baldi, Responsabile area Territorio ed Economia CENSIS

Giuseppe De Rita, Presidente CENSIS

Andrea Cardinali, Vice Presidente ANIASA

Massimiliano Archiapatti, Vice Presidente ANIASA

Andrea Badolati, Vice Presidente ANIASA

Massimiliano Dona, Segretario Generale dell’Unione Nazionale Consumatori

Vincenzo Garofalo, Commissione Trasporti Camera

Altero Matteoli, Presidente Commissione Lavori Pubblici Senato

Michele Meta, Presidente Commissione Trasporti Camera

Programma

 

Auto: focus su innovazione e tecnologia

ACI Global supercar Nei giorni dal 10 al 12 ottobre si è svolta alla Fiera di Roma l’evento automobilistico “SUPERCAR”focalizzato sulle eccellenze del mondo delle auto. L’evento ha ospitato auto non convenzionali (da competizione, sportive, esclusive, artigianali, personalizzate); grandi ospiti, tra cui Giancarlo Fisichella ex pilota di Formula Uno, attualmente impegnato nel Mondiale Endurance e Tony Elias,  pilota spagnolo protagonista del mondiale Superbike; iniziative spettacolari e sorprendenti per una inedita full immersion di tre giorni nel mondo dei motori.

All’interno della Manifestazione una sezione interamente dedicata alla mobilità sostenibile e alle nuove tecnologie: “EcoTech Mobility”, organizzata in partnership con MES – FIERA ROMA – Polo Innovativo Mobilità e Sicurezza Stradale e con il patrocinio di Roma Capitale, Regione Lazio, ACI,  ACI Consult e Camera di Commercio di Roma. Un’area polifunzionale dove momenti di informazione e formazione alla Sicurezza Stradale, si sono alternati a spazi espositivi per le innovazioni Tecnologiche dedicate alla mobilità sostenibile, sistemi di ricarica elettrici, biocarburanti, carburanti e combustibili che riducono le emissioni nocive in atmosfera, veicoli alimentati a GPL e metano, veicoli elettrici, ibridi e veicoli da competizione ad energie alternative.

In questo contesto si inserisce ACI Global, già fornitrice di assistenza a veicoli elettrici (dal 2013 è Provider di Assistenza in Italia di TESLA Motor, la più sportiva tra le auto elettriche) e a idrogeno (da quest’anno è Assistance Partner del progetto HyFIVE, la più importante iniziativa europea che ha portato 110 automobili a idrogeno sulle strade di tutta Europa) che dimostra ancora una volta il proprio impegno e la capacità di agire in prima fila per sostenere lo sviluppo di mobilità innovativa ed eco-sostenibile.

Una nota infine sui 3.000 metri quadrati allestiti nell’area esterna ai padiglioni, con piste riservate alle competizioni e alle esibizioni mozzafiato di drifting e di  stuntman. Velocità, quindi, ma anche sicurezza stradale: spazio ha avuto infatti anche ACI Vallelunga, che per l’occasione ha messo in palio decine di corsi di Guida Sicura, da svolgersi presso il Centro ACI-Sara attiguo al circuito romano Piero Taruffi.

Riportiamo per concludere le parole di Marco Ferrari, di ACI CSAI che a proposito di questa partnership ha dichiarato: “Il nostro impegno è quello di offrire un vero e proprio spettacolo sul mondo delle auto e di trasmettere ai visitatori quell’adrenalina che li inviterà a tornare alla prossima edizione e a fare diSupercar Roma Auto Show un importante appuntamento dell’anno”.

Per approfondimenti:

www.supercarshow.it

Dal 1954 ACI Global garantisce sicurezza a chi si muove, sempre e dovunque.

7 giorni su 7 – 24 ore su 24

In arrivo la APP di Periti Auto

 mockup_2 Sono in fase avanzate le operazioni per diffondere la APP dei Periti Assicurativi. Conterrà la posizione sul territorio dei Periti Auto registrati che possono intervenire nell’immediatezza del sinistro per “cristallizzare” la situazione e la chiamata automatica di soccorso con l’invio del carro attrezzi o dell’ambulanza nel punto preciso in cui ce n’è bisogno rilevato in automatico dallo smartphone.

Ma vediamo nel dettaglio le funzionalità di questa nuova APP Android / Iphone.

In avvio l’app provvede subito a localizzare la persona, mostrando il livello di qualità di ricezione del segnale (Gps piu’ alto, Wifi medio, 3G meno preciso), anche con la precisione in metri con la quale si segnalerà la posizione dell’utente. Ci sono poi due pulsanti della stessa dimensione:

RICHIESTA INTERVENTO
mockup

e  CHI SIAMO

premendo il pulsante “CHI SIAMO” si apre una pagina di spiegazioni sul servizio, chi ne e’ titolare, ed un disclaimer sulla privacy ed altre informazioni.

Premendo il pulsante dell’ intervento, viene richiesto all’utente se si tratta di sinistro o guasto. In caso di sinistro è data la possibilità, dopo la richiesta di soccorso se necessario, di aggiungere 4 foto georeferenziate ed inserire altre informazioni come ad esempio feriti, eventuali testimoni ecc ecc. e di chiedere se si desidera l’invio di un Perito Auto per “cristallizzare” il sinistro o semplicemente per un aiuto nella compilazione della CAI.

In caso di guasto si va direttamente all’invio di richiesta di soccorso.

La schermata della richiesta di soccorso richiederà :

nome e cognome della persona
targa del mezzo (pre-impostabili)

eventuali note descrittive (che vengono inviate al server per “apertura pratica”) ed un pulsante “invia segnalazione” alla pressione del quale è precompilato un sms da inviare ad un numero verde predefinito, con testo anch’esso predefinito, contenente i dati di localizzazione, nome cognome dell’utente e modello e targa del veicolo. Viene aggiunto anche il dato dell’ IMEI che identifica univocamente il telefonino.

In caso di sinistro, oltre all’ sms è previsto un invio al server delle foto, più i dati dell’utente, targa e tutti i dati inseriti dall’utente. In caso di mancanza di connettività, l’app sospende l’invio fino a che non sarà nuovamente disponibile una connessione ad internet.

E’ previsto, per semplificare la richiesta di soccorso in caso di emergenza,  il censimento della persona  che può inserire nome, cognome, targa del mezzo, da riproporre poi direttamente nella schermata di richiesta di soccorso.

mockup_1 Cari Colleghi Periti Auto, Investigatori, Accertatori, Ricostruttori, Avvocati, Periti R.E., Agenti di Assicurazione, Broker, Patrocinatori, Carrozzieri o di altre categorie legate al mondo dell’Infortunistica Stradale, se siete disponibili ad intervenire nell’immediatezza del sinistro per fare una rilevazione “light” (solo per sinistri senza feriti) con la compilazione della CAI, affrettatevi a registrarvi con gli orari e le zone di reperibilità e l’email, oltre al n° di telefonino ovviamente.

Scarica la App per Android https://play.google.com/store/apps/details?id=it.peritiauto.app

registrazione periti periti auto

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30 all’ora in tutta la città: Mobilità Nuova torna alla carica

30 all'ora  “Ridurre la velocità in ambito urbano è l’unica misura in grado di far diminuire in maniera consistente il numero di incidenti stradali con morti e feriti. Una misura, senza controindicazioni, che tutela sia gli utenti vulnerabili – pedoni e ciclisti – sia
chi usa i veicoli a motore”

Sulla riforma del codice della strada e sulle misure da adottare per ridurre in maniera consistente il numero di incidenti stradali gravi si è parlato a Roma al convegno Una velocità nuova per la sicurezza organizzato dalla Rete Mobilità Nuova, coalizione che raggruppa circa 200 sigle nazionali e locali. Un’occasione per confrontarsi sulle proposte delle associazioni – in particolare sul limite dei 30 km orari in città previsto nella proposta di legge presentata da Rete Mobilità Nuova – e capire se pedoni, ciclisti e automobilisti hanno trovato un punto in comune o continuano ad avere posizioni contrapposte.

Tra i numerosi partecipanti, il sottosegretario ai trasporti Erasmo D’Angelis, il presidente Aci Angelo Sticchi Damiani, Andrea Colombo di Anci, Paolo Gandolfi della commissione trasporti della Camera, Vittorio Cogliati Dezza presidente Legambiente, Francesco Ferrante di Green Italia e Anna Donati di Co.Mo.Do.

Ogni anno perdono la vita in Italia quasi 4000 persone a causa degli incidenti stradali. Secondo l’ultimo rapporto ACI ISTAT, distrazione ed eccesso di velocità sono i principali responsabili degli incidenti che si verificano sulle strade. La riduzione dei limiti di velocità è il principale strumento utilizzato a livello internazionale per ridurre la mortalità sulle strade poiché una velocità ridotte consente tempi di reazione più brevi e quindi una maggiore capacità di evitare situazioni di pericolo.

È questa la logica che ha spinto il Parlamento europeo ad adottare la risoluzione del 27 settembre 2011 con la quale “raccomanda fortemente alle autorità responsabili di introdurre limiti di velocità di 30 km/h in tutte le aree residenziali e sulle strade a corsia unica in aree urbane che non hanno corsie ciclabili”. Peraltro anche l’OMS segnala che la velocità è una delle priorità da affrontare in chiave sicurezza e stima che una riduzione del 5% della velocità media sarebbe in grado di ridurre di 1/3 i morti sulle strade.

E in questa direzione va la proposta di legge presentata da Rete Mobilità Nuova – sostenuta da una petizione che ha raccolto oltre 90mila firme – che all’articolo 6, sui limiti di velocità, chiede la modifica dell’articolo 142 del codice della strada. Sostituendo le parole «e i 50 km/h per le strade nei centri abitati, con la possibilità di elevare tale limite fino ad un massimo di 70 km/h per le strade urbane le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano, previa installazione degli appositi segnali» con «e i 30 km/h per le strade nei centri abitati, con la possibilità di elevare tale limite fino ad un massimo di 70 km/h per tutte le strade urbane le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano e dove l’amministrazione locale è in grado di garantire che a un aumento della velocità non corrisponda un aumento dell’insicurezza, previa installazione degli appositi segnali».

Una soluzione sempre più diffusa nelle città europee. Graz, in Austria, è stata la prima al mondo, nel 1992, a introdurre il limite di 30 km/h su tutto il territorio comunale. A Berlino, le zone 30 introdotte inizialmente nei dintorni di scuole e asili , oggi coprono circa l’80% delle strade secondarie. A Londra a partire dal 2000 sono state introdotte più di 400 zone 30 (limite di 20 miglia orarie) che al momento rappresentano l’11% dell’intera rete stradale cittadina e il prossimo passo sarà quello di rendere il limite di 20 miglia orarie lo standard nella città.

In Italia, la prima città ad aver introdotto il limite di 30 km/h su tutto il territorio comunale è stato il comune di Saronno all’inizio del 2011. Altre città ad essere intervenute in tal senso sono state Udine, Reggio Emilia, Ferrara, Catanzaro, Arezzo e Caserta. Il punto principale è la sicurezza. E 20 km orari fanno la differenza. Perché se un’automobile investe un pedone alla velocità di 50 km/h, l’impatto generato con il veicolo sarà equivalente a una caduta dal terzo piano di un palazzo con una probabilità di morte pari al 70%, mentre uno scontro tra un’auto e un pedone alla velocità di 30 km/h è l’equivalente di una caduta dal primo piano di un palazzo con una probabilità di esito mortale del 10%.

Difficile trovare un solo svantaggio all’introduzione di questo limite di velocità in città. Non aumenterà i tempi di percorrenza. L’esperienza mostra che per percorrere 500 metri all’interno di una zona 30 si impiegano solo 5,1 secondi in più rispetto allo stesso percorso con il limite di 50 km/h. Paradossalmente il principale motivo dei rallentamenti nel traffico è proprio la velocità massima troppo elevata che, generando accelerazioni brusche e frenate improvvise, crea un effetto a singhiozzo e impedisce il regolare fluire del traffico.
Non farà salire i consumi di carburante, anzi li ridurrà così come le emissioni inquinanti. Secondo alcuni studi, infatti, diminuire la velocità da 50 km/h a 30 km/h comporterebbe una riduzione del 30% degli ossidi di azoto, del 20% il monossido di carbonio e del 10% gli idrocarburi, ma anche una riduzione dell’inquinamento acustico.

Non è un provvedimento contro gli automobilisti, è una misura che salvaguarda bambini e anziani che, in questo modo, non dovranno più temere per la propria vita ogni volta che attraversano la strada. Non è una sfida persa in partenza: contrariamente a quanto ci si possa aspettare, i conducenti che non rispettano i limiti di velocità sono una minoranza e in molti casi sostituire un cartello “50” con un cartello “30” può già apportare delle sostanziali differenze.

La vera storia dell’auto elettrica. Quando nel 1900 circolavano a New york in car sharing

Oggi le auto elettriche sono meno dell’1% del mercato. Nulla rispetto agli investimenti che l’industria sta sostenendo in un settore in profonda crisi. Ma è sorprendente sapereche in un passato lontano, nel 1900, il 34% della auto circolanti tra New york, Boston e Chicago erano elettriche! Cosa è successo allora? David Kirsch, professore associato dell’Università del Maryland nel suo libro “The Electric Vehicle and the Burden History” illustra una teoria tanto semplice quanto vera anche nei nostri giorni. Un’industria potente ha “soppresso” la tecnologia elettrica in favore di un’altra (a benzina in questo caso), spostando massicci investimenti in quella direzione e sviluppando i motori a combustione.

Il libro spiega come anche ai nostri giorni, le tecnologie che si diffondono non sono sempre necessariamente le “migliori”, ma sono quelle che hanno dietro maggiori forze (politiche, economiche o culturali), che modellano i comportamenti (o in taluni casi vengono modellati dalle abitudini). Torniamo all’auto elettrica, ai primi del ’900 quel prodotto era più semplice da guidare, non emettevano fumi inquinanti e richiedevano molte meno manutenzione, percorrendo per lo più piccole distanze (ideale per le ridotte

source: electricauto.org

autonomie). Ma le sorprese non finiscono. La compagnia elettrica (The electric vehicle company) dell’epoca era anche il più grosso produttore e possessore di auto degli Stati Uniti. Infatti già allora i veicoli erano per lo più forniti sotto forma di noleggio, a breve (poche ore) o per settimane o mesi. Quindi oltre 100 anni fa il mercato aveva già sviluppato forme di car sharing elettrico. E c’è voluto oltre un secolo per accorgersi che, forse, era un sistema intelligente per la mobilità nelle città. Purtroppo, le lobby industriali di allora (anche le regole non scritte del mercato esistevano già)  in pochi anni hanno portato la compagnia alla bancarotta ed ecco comparse le case automobilistiche che in breve tempo hanno sviluppato prodotti più economici e performanti. E tutti ci siamo semplicemente abituati a questo concetto di automobile.

Questa analisi evidenzia il concetto di Socio-tecnologia, cioè come le innovazioni tecnologiche in realtà siano soggette a diretto influenzamento da parte di variabili sociologiche e culturali, apparentemente irrazionali. L’auto elettrica non è l’unico caso. Lo storico americano Ruth Schwartz Cowan scrisse un saggio dove dimostrò la diffusione di massa dei frigoriferi elettrici in funzione delle enormi somme investite da parte di GE (General Electric), mentre esistevano in commercio anche frigoriferi a gas altrettanto performanti e silenziosi. Anche i sistemi di riciclo dei rifiuti sono soggette a queste dinamiche. Le tecnologie per il riuso del vetro, metalli e carta, esiste dal 1960, ma solo negli ultimi anni la gente realmente fa la raccolta differenziata. E non certo per soldi, ma perchè ha maturato la consapevolezza di un problema ambientale e, lentamente, adatta i propri comportamenti.

Ma ora come si può andare avanti.. o forse meglio dire..tornare indietro? In assenza della macchina del tempo, la via più

source: 20somethingfinance.com

efficace per il prof Kirsch è quella di avvicinare i consumatori alle nuove tecnologie rendendole sempre più simili a quanto di consuetudinario. Sarà difficile fare il “salto” completo verso l’auto elettrica al 100% mentre molto più facilmente si potrà avvicinare il pubblico alle auto ibride, che nell’accezione comune si presentano a tutti gli effetti come auto tradizionali  con qualche tecnologia in più. Forse per questo, in attesa dei numeri di mercato, gli investimenti delle case auto sempre di più si indirizzano verso gli ibridi. A meno che qualche mega lobby di nuove tecnologie (a idrogeno o ad aria compressa ad esempio) non decida di ripetere la storia.

(thanks to Maggie Koerth-Baker – BoingBoing)

La vera storia dell’auto elettrica. Quando nel 1900 circolavano a New york in car sharing.

http://greenvalueblog.wordpress.com/2012/10/03/la-vera-storia-dellauto-elettrica-quando-nel-1900-circolavano-a-new-york-in-car-sharing/