Incidenti in moto: il nostro cervello si fa ingannare dalle dimensioni

Secondo uno studio statunitense, molti incidenti in moto sarebbero imputabili almeno in parte a errori di valutazione del cervello… degli automobilisti. Una moto infatti verrebbe percepita come “lontana” rispetto a un’auto o a un camion che sono alla stessa distanza perché la moto è più piccola dell’auto e del camion. Lo dicevano i nostri nonni: le dimensioni contano!

Incidenti in moto: il nostro cervello si fa ingannare dalle dimensioni
Per chi viaggia in auto, le moto sono sempre lontane
Secondo lo studio “Effects of Size on Collision Perception and Implications for Perceptual Theory and Transportation Safety” pubblicato dalla professoressa Patricia Delucia, docente alla Texas Tech University, la nostra percezione visiva sarebbe condizionata dalla distanza dell’oggetto visualizzato, un fenomeno che potrebbe essere alla base di una buona percentuale degli incidenti stradali. Secondo Delucia, infatti, una moto, un’auto o un camion che si stanno muovendo verso di noi, nonostante si trovino alla medesima distanza vengono giudicati dal nostro cervello a diversa distanza. Nello specifico, gli oggetti più piccoli come le moto vengono percepiti più lontani di quanto siano in realtà, un errore che può risultare fatale ad esempio quando si deve decidere di muoversi oppure stare fermi per dare la precedenza a un incrocio oppure nell’uscire da uno stop. Delucia spiega così: “La gente sottoposta allo studio ha riferito che che un oggetto grande sembra essere più vicino di uno piccolo. Questo effetto distorce la percezione del cosiddetto “tempo di collisione”, vale a dire il tempo che impiega un oggetto a raggiungerci. Nel caso delle moto, esse sembrano essere sempre più lontane di quanto siano in realtà, una distorsione che implica l’errata considerazione della velocità di arrivo e che è alla base di diversi incidenti stradali”. Insomma, ai motociclisti anche la scienza sembra consigliare solo una cosa: prudenza assoluta quando si è in strada. A quanto pare anche la nostra “taglia” ridotta purtroppo non aiuta, tutt’altro. Per capire cosa rischiamo, ecco qui sotto un video di quello che può succedere a un incrocio. Certo, in questo caso più che parlare di percezione distorta, sembra che il guidatore di pick-up sia completamente distratto… fortunatamente nessuno si è fatto male!
VIDEO

Chi va piano va sano e va lontano … e con qualche euro in più in tasca!

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Leggere le prestazioni ed i consumi di un’auto sul giornale non ci impressiona come vederlo di persona. Il video ci fa partecipare alla prova di Quattroruote.

Tra 80 e 140 all’ora la differenza è di oltre il doppio. Ne vale sempre la pena?

 

 

 

http://tv.quattroruote.it/quattroruote-lab/video/andare-veloci-fa-risparmiare-tempo-/

 

La vera storia dell’auto elettrica. Quando nel 1900 circolavano a New york in car sharing

Oggi le auto elettriche sono meno dell’1% del mercato. Nulla rispetto agli investimenti che l’industria sta sostenendo in un settore in profonda crisi. Ma è sorprendente sapereche in un passato lontano, nel 1900, il 34% della auto circolanti tra New york, Boston e Chicago erano elettriche! Cosa è successo allora? David Kirsch, professore associato dell’Università del Maryland nel suo libro “The Electric Vehicle and the Burden History” illustra una teoria tanto semplice quanto vera anche nei nostri giorni. Un’industria potente ha “soppresso” la tecnologia elettrica in favore di un’altra (a benzina in questo caso), spostando massicci investimenti in quella direzione e sviluppando i motori a combustione.

Il libro spiega come anche ai nostri giorni, le tecnologie che si diffondono non sono sempre necessariamente le “migliori”, ma sono quelle che hanno dietro maggiori forze (politiche, economiche o culturali), che modellano i comportamenti (o in taluni casi vengono modellati dalle abitudini). Torniamo all’auto elettrica, ai primi del ’900 quel prodotto era più semplice da guidare, non emettevano fumi inquinanti e richiedevano molte meno manutenzione, percorrendo per lo più piccole distanze (ideale per le ridotte

source: electricauto.org

autonomie). Ma le sorprese non finiscono. La compagnia elettrica (The electric vehicle company) dell’epoca era anche il più grosso produttore e possessore di auto degli Stati Uniti. Infatti già allora i veicoli erano per lo più forniti sotto forma di noleggio, a breve (poche ore) o per settimane o mesi. Quindi oltre 100 anni fa il mercato aveva già sviluppato forme di car sharing elettrico. E c’è voluto oltre un secolo per accorgersi che, forse, era un sistema intelligente per la mobilità nelle città. Purtroppo, le lobby industriali di allora (anche le regole non scritte del mercato esistevano già)  in pochi anni hanno portato la compagnia alla bancarotta ed ecco comparse le case automobilistiche che in breve tempo hanno sviluppato prodotti più economici e performanti. E tutti ci siamo semplicemente abituati a questo concetto di automobile.

Questa analisi evidenzia il concetto di Socio-tecnologia, cioè come le innovazioni tecnologiche in realtà siano soggette a diretto influenzamento da parte di variabili sociologiche e culturali, apparentemente irrazionali. L’auto elettrica non è l’unico caso. Lo storico americano Ruth Schwartz Cowan scrisse un saggio dove dimostrò la diffusione di massa dei frigoriferi elettrici in funzione delle enormi somme investite da parte di GE (General Electric), mentre esistevano in commercio anche frigoriferi a gas altrettanto performanti e silenziosi. Anche i sistemi di riciclo dei rifiuti sono soggette a queste dinamiche. Le tecnologie per il riuso del vetro, metalli e carta, esiste dal 1960, ma solo negli ultimi anni la gente realmente fa la raccolta differenziata. E non certo per soldi, ma perchè ha maturato la consapevolezza di un problema ambientale e, lentamente, adatta i propri comportamenti.

Ma ora come si può andare avanti.. o forse meglio dire..tornare indietro? In assenza della macchina del tempo, la via più

source: 20somethingfinance.com

efficace per il prof Kirsch è quella di avvicinare i consumatori alle nuove tecnologie rendendole sempre più simili a quanto di consuetudinario. Sarà difficile fare il “salto” completo verso l’auto elettrica al 100% mentre molto più facilmente si potrà avvicinare il pubblico alle auto ibride, che nell’accezione comune si presentano a tutti gli effetti come auto tradizionali  con qualche tecnologia in più. Forse per questo, in attesa dei numeri di mercato, gli investimenti delle case auto sempre di più si indirizzano verso gli ibridi. A meno che qualche mega lobby di nuove tecnologie (a idrogeno o ad aria compressa ad esempio) non decida di ripetere la storia.

(thanks to Maggie Koerth-Baker – BoingBoing)

La vera storia dell’auto elettrica. Quando nel 1900 circolavano a New york in car sharing.

http://greenvalueblog.wordpress.com/2012/10/03/la-vera-storia-dellauto-elettrica-quando-nel-1900-circolavano-a-new-york-in-car-sharing/