Mobility Manager: chi è e cosa fa | Fleet Magazine

Mobility Manager: chi è e cosa fa in azienda

Il Mobility Manager è una figura destinata ad assumere sempre maggiore importanza in azienda, anche alla luce delle ultime novità normative. Riassumiamo in questo articolo chi è questa figura e quali sono le sue mansioni.

Come abbiamo riportato nelle settimane scorse, l’11 maggio 2021 il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile Enrico Giovannini hanno firmato il Decreto attuativo che prevede la nomina del Mobility Manager aziendale e la redazione del Piano spostamenti casa-lavoro dei dipendenti.

Mobility Manager Smart City

Il provvedimento stabilisce che le imprese con singole unità locali di oltre 100 dipendenti ubicate in un Capoluogo di Regione, in un Capoluogo di Provincia, in un Comune di una Città Metropolitana o comunque in un Comune sopra i 50.000 abitanti sono tenute ad adottare la figura del Mobility Manager, a redarre entro il 31 dicembre di ogni anno il Piano spostamenti casa-lavoro (Pscl) dei propri dipendenti e a inviarlo al Comune entro i successivi 15 giorni.

Ma, nello specifico, chi è e cosa fa il Mobility Manager? E come lo si diventa? Approfondiamo l’argomento in questo articolo.

Approfondisci: come è cambiata la mobilità aziendale dopo l’avvento del Covid? La nostra survey

CHI É IL MOBILITY MANAGER

Prima di definire chi è il Mobility Manager, riportiamo cosa intendono i Ministeri della Transizione Ecologica (MITE) e delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile (MIMS) per Mobility Management“Una pratica che riguarda la promozione della mobilità sostenibile, nonché la gestione della domanda di trasporto privato mediante il cambiamento degli atteggiamenti e del comportamento degli utenti”. 

Di conseguenza, il Mobility Manager è la figura chiamata a organizzare, gestire e promuovere interventi finalizzati a ridurre l’impatto ambientale causato dagli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti (o casa-scuola di docenti e alunni, dato che viene istituito anche il Mobility Manager Scolastico). 

L’ultimo Decreto, in realtà, individua due tipologie di Mobility Manager:

  • Mobility Manager aziendale: figura che gestisce la mobilità sostenibile in azienda (o a scuola);
  • Mobility Manager d’areafigura che supporta il Comune territorialmente competente nella definizione e realizzazione di politiche di mobilità sostenibile, oltre a svolgere attività di raccordo tra i vari Mobility Manager aziendali.

Noi ovviamente ci soffermeremo sul primo ruolo, quello del Mobility Manager aziendale.

La storia del Mobility Manager aziendale 

Il ruolo del Mobility Manager non è certo una novità di questi mesi: è nato infatti oltre vent’anni fa, con il Decreto Ronchi del 1998, che lo prevedeva per le realtà con oltre 300 dipendenti.

Mobility Manager analisi mobilità azienda

Doveva essere una figura di spicco in azienda, ma nel corso degli anni ha avuto importanza marginale. Adesso, con l’avvento della pandemia che ha portato allo sviluppo dello smart working e con le crescenti esigenze di mobilità sostenibile, l’obbligo di dotarsi di questa figura è stato esteso.

Leggi anche: quali sono le prospettive dello smart working? Ecco l’analisi dell’Osservatorio del Politecnico di Milano

Le realtà con oltre 100 dipendenti ubicate nei grandi centri urbani, oggi, devono tassativamente nominare questa figura, ma possono farlo (naturalmente senza obbligo) anche le imprese e le PA che non rientrano in questi requisiti.

COSA FA IL MOBILITY MANAGER

In sintesi, questi sono i compiti principali del Mobility Manager:

  • Gestire la mobilità dei dipendenti e il graduale ritorno alla normalità dopo l’avvento del Covid;
  • Favorire, attraverso misure strutturali, soluzioni di mobilità alternative all’uso individuale dell’auto privata (corporate car sharing, bike sharing, ecc);
  • Regolare l’utilizzo dello smart working, con l’ottica di evitare assembramenti (sia sulle strade, sia in sede) e contribuire ad abbassare l’impatto ambientale;
  • Redarre il Piano degli spostamenti casa-lavoro entro il 31 dicembre di ogni anno, analizzando con attenzione le esigenze di mobilità dei dipendenti e l’offerta di trasporto presente sul territorio.

Mobility Manager dipendenti bicicletta

Cosa prevede il Decreto Legge Sostegni Bis

Inoltre, notizia degli ultimi giorni, anche il Decreto Legge Sostegni Bis assegna nuove e importanti risorse per mettere in atto i piani di mobilità delle aziende predisposti dai Mobility Manager. Il MIMS ha confermato che è stato istituito un fondo di 50 milioni per quest’anno, con l’obiettivo di favorire un più efficace utilizzo dei mezzi pubblici, con un adeguato raccordo tra gli orari di lavoro (e di scuola) e gli orari dei servizi di Trasporto Pubblico Locale, e promuovere iniziative di mobilità sostenibile (car pooling, car sharing, bike pooling, bike sharing).

Di questi fondi, 35 milioni di euro sono destinati alle PA e alle aziende che nomineranno il Mobility Manager e predisporranno il Pscl entro la fine dell’estate. I restanti 15 milioni andranno agli istituti scolastici con gli stessi requisiti.

COME SI DIVENTA MOBILITY MANAGER

Ad oggi non esiste una specifica laurea per diventare Mobility Manager (quella che si avvicina maggiormente è la laurea in ingegneria gestionale), ma diverse università hanno cominciato a organizzare Master sul tema, così come sono sempre di più gli enti privati che organizzano corsi di specializzazione.

Di certo, il responsabile della mobilità in azienda è chiamato ad avere particolari skills nelle aree della comunicazione (deve interfacciarsi quotidianamente con varie figure), della logistica, ma anche del marketing, dato che deve essere in grado di analizzare e predisporre dal punto di vista economico e finanziario la gestione degli spostamenti. 

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SMCV. Dura vita per gli avvocati ‘imbroglioni’: ecco la ‘camera-car’

Da pochi giorni gira per le strade di Santa Maria Capua Vetere un veicolo equipaggiato con fotocamere e sistemi di posizionamento Gps: è partita l’operazione contro i falsi sinistri

Santa Maria Capua VetereUn veicolo, equipaggiato con fotocamere e sistemi di posizionamento Gps, per «fotografare» lo stato di fatto della rete viaria del Comune di Santa Maria Capua Vetere. Da pochi giorni gira per le strade della città del Foro un veicolo ad alta tecnologia attraverso il quale l’Ente di Palazzo Lucarelli ha avviato il servizio di monitoraggio della qualità delle strade, sul territorio comunale, al fine di contrastare il fenomeno della denuncia di falsi sinistri stradali. Contestualmente le «fotografie» scattate dal veicolo fungeranno da supporto agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade comunali. Si concretizza, in questo modo, un obiettivo prioritario che l’Ente intende perseguire: la riduzione drastica delle richieste di risarcimento danni presentate a carico del Comune che, negli ultimi mesi, sono aumentate a dismisura e che hanno rischiato di causare un concreto danno alle casse comunali. Si tratta di un piano avviato fin dai primi giorni dell’insediamento dell’amministrazione Di Muro su impulso dell’assessore e vicesindaco Antonio Scirocco e dell’ufficio legale di Palazzo Lucarelli. Il costo dell’operazione, con il servizio di monitoraggio affidato alla ditta Mersec, si aggira intorno ai 40mila euro ma consente un enorme risparmio in termini di spese che l’Ente andrebbe ad affrontare in sede giudiziaria. Le intenzioni dell’amministrazione Di Muro, finalizzate al contrasto delle denunce di falsi sinistri stradali, hanno raccolto i propri frutti. Basti pensare che le denunce presentate del 2008 furono 190 ma le richieste di risarcimento danni avanzate nei confronti del Comune aumentarono sensibilmente nel biennio successivo toccando quota 547 nel 2010. Nel 2011, primo anno del governo Di Muro, le persone che chiesero di essere risarcite per danni fisici o alle vetture causati dalle condizioni delle strade furono «soltanto» 327, per dimezzarsi – 160 – nel 2012, fino a toccare il minimo di 125 richieste di risarcimento danni presentate nel 2013. Un piano, appunto, concordato e frutto di una combinazione di iniziative quali la riduzione degli incarichi legali esterni, la manutenzione delle strade e accorgimenti attuati dall’ufficio legale del Comune ad esempio il ricorso a google map o alle indagini sul campo per «stanare» le denunce sospette.

Vincenzo Altieri in Attualita’

ASSICURAZIONE: AL VIA GRUPPO DI LAVORO SU PREVENZIONE RISCHI NELLE AZIENDE

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano – Per diffondere la cultura del rischio e le tecniche di prevenzione e gestione degli eventi avversi nelle aziende e’ nato un gruppo di lavoro al quale partecipano imprenditori, risk manager, broker, assicuratori, periti assicurativi e centri di formazione. Ne fanno parte: Marco Oriolo, vice presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Carlo Marietti Andreani, presidente di Aiba (broker assicurativi), Adolfo Bertani, presidente del Cineas (consorzio universitario di formazione manageriale sulla cultura del rischio), Francesco Cincotti (vice presidente dell’Unione giovani assicuratori e riassicuratori italiani), Roberto Bosco (consigliere Anra, l’associazione dei risk manager), Mauro Tamagnone (presidente di Aipai, l’associazione dei periti liquidatori assicurativi) e Marco Santinato, amministratore delegato di Per Consulting. L’idea di un tavolo comune e’ emersa nel corso del workshop ‘Strategie e tecniche per proteggere le imprese: il valore della formazione’, che si e’ tenuto questa mattina a Milano presso la Fondazione Cariplo. Il nuovo gruppo di lavoro comincera’ a riunirsi subito dopo Pasqua.

com-gli

(RADIOCOR) 16-04-14 19:27:29 (0623) 5 NNNN

Falsi incidenti chiesto processo per 87 persone

procura bari BARI – La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per 87 persone, tra medici, avvocati e presunte vittime di incidenti stradali, accusate di truffa ai danni di compagnie assicurative. Rischiano il processo i quattro medici Roberto Settembre, all’epoca dei fatti in servizio presso il reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale Di Venere di Bari, Michele Gesmundo, Fabio Basalisco e Francesco Saponieri, periti di parte incaricati di redigere certificati medici attestanti – secondo l’accusa – false patologie derivanti dai sinistri.

Chiesto il processo per i due avvocati Michael Gisonda e Maria Schima, incaricati di curare le pratiche per il risarcimento danni. Le indagini coordinate dal pm Francesco Bretone hanno accertato oltre 40 episodi di falsi incidenti in alcuni comuni della provincia di Bari, in particolari a Binetto, Toritto, Grumo Appula e Modugno. In alcuni casi si tratta di cadute accidentali causate da buche nell’asfalto. Nel procedimento si sono costituite parti civili le 15 compagnie assicurative truffate e il Comune di Grumo Appula. L’udienza preliminare per i rinvii a giudizio si concluderà il 3 aprile.

Incidenti stradali: il Comune deve risarcire se la causa è il semaforo non funzionante ma non lo deve se è causato dall’asfalto sconnesso per le radici degli alberi

  Quando il semaforo all’incrocio non funziona, l’eventuale incidente stradale deve essere risarcito dal Comune!

Deve essere addebitata al Comune tutta la colpa dell’incidente all’incrocio se anche uno solo dei semafori non funzionava: il guasto di un impianto potrebbe essere la causa esclusiva del sinistro, specie se la lampada dell’altro dava luce verde all’automobilista.

Pertanto, se l’incidente è causato dal malfunzionamento di due semafori (per esempio: uno dei due è verde mentre l’altro è giallo lampeggiante), dell’eventuale incidente tra le automobili risponde il Comune, proprietario della strada. In altre parole, l’amministrazione risarcisce entrambi i mezzi che si sono scontrati senza averne colpa.

Lo ha stabilito la Cassazione in una recente sentenza. ( così Cass. sent. n. 18916/13)La luce intermittente (o spenta) dell’impianto che regola una parte dell’incrocio costituisce infatti un’insidia per gli automobilisti (specie se l’impatto avviene in piena notte). Se, invece, questi ultimi hanno avuto una parte di responsabilità nel sinistro (per esempio, un eccesso di velocità) è necessario dimostrarlo con prove rigorose.

Secondo la Suprema Corte, la luce gialla intermittente della lampada, così come l’assenza totale di segnale, costituisce un “trabocchetto” vero e proprio che rende responsabile di ogni eventuale danno la pubblica amministrazione tenuta alla gestione del servizio.

Avv. Eugenio Gargiulo

Il Comune non deve risarcire il sinistro causato dall’ asfalto rialzato per le radici degli alberi!

Per le radici dell’albero che fuoriescono dalla strada, l’ente pubblico non risarcisce in caso di incidente.

Comune e Provincia non sempre sono responsabili dei danni causati dalle cattive condizioni delle strade. La responsabilità della Pubblica Amministrazione per cose in custodia scatta solo quando l’ostacolo presente sulla carreggiata è stato causa determinante dell’incidente stradale, nonostante il conducente abbia fatto di tutto per evitarlo.

Diversamente, la responsabilità risarcitoria dell’ente è esclusa se l’incidente stradale è dipeso dalla condotta negligente del danneggiato che, se fosse stato più attento e prudente, avrebbe potuto evitare le insidie (rigonfiamenti del manto stradale, buche, fango ecc.).

È quanto recentemente ribadito dalla Cassazione che ha respinto la richiesta di risarcimento avanzata da un motociclista caduto a causa dall’asfalto gonfio per le radici degli alberi al bordo della strada. Secondo i giudici, la Provincia non è responsabile quando i rigonfiamenti dell’asfalto sono ben visibili (come nel caso di radici di albero). Nel caso di specie, se il motociclista fosse stato più attento e avesse proceduto a velocità moderata, avrebbe evitato l’incidente.

Dunque, in tema di responsabilità risarcitoria dell’ente locale per danni da cose in custodia (strade, alberi ecc.) la prova ricade sul danneggiato: questi deve provare l’esistenza del rapporto di causalità diretta fra la cosa in custodia e l’evento lesivo subito. ( in tal senso Cass. ord. n. 24744/13).

Egli deve, cioè, dimostrare che il danno è dipeso direttamente dall’ostacolo presente sulla carreggiata in quanto esso non era visibile né prevedibile e, pertanto, inevitabile.

Al contrario, l’ente è libero da responsabilità se dimostra la visibilità e prevedibilità del pericolo e, di conseguenza, l’esistenza di un elemento interruttivo del rapporto di causalità, quale la colpa del conducente negligente e disattento.

Avv. Eugenio Gargiulo

COMUNE MILANO: “UBER SI METTA IN REGOLA”

Milano

Da Palazzo Marino una doccia fredda per Uber.

Palazzo Marino “gela” Uber. Dopo larichiesta d’aiuto ai propri clienti, e lapetizione online al sindaco Pisapia, l’app che permette di prenotare berline NCC via smartphone si trova a fare i conti con le ultime dichiarazioni degli assessori Pierfrancesco Maran (Mobilità) e Marco Granelli (Sicurezza e Polizia locale), secondo i quali Uber “non garantisce le condizioni basilari del servizio di NCC”. Ma l’azienda non ci sta, e si prepara a dare battaglia.

La tegola del Comune. “Le start-up, le applicazioni che usano le nuove tecnologie sono le benvenute – scrivono i due assessori – ma devono rispettare le regole dei settori nei quali operano e non possono pensare che la soluzione sia mobilitare i loro utenti e testimonial per sanare loro eventuali violazioni. Il Comune applica le leggi nazionali che sono in vigore e agisce per farle rispettare, nessun tipo di pressione degli utenti o di alcune categorie può mutare questo approccio”. Insomma, le petizioni non servono. Ma Palazzo Marino va oltre e torna sulla legge 21/92, il grande oggetto del contendere: “Crediamo che sia possibile sviluppare applicazioni volte a incrementare il mercato NCC nel rispetto delle regole del settore, garantendo in particolare l’obbligo di partenza dell’auto dalla propria autorimessa e la stipula di un contratto preciso al momento della prenotazione. In base alle nostre verifiche – continuano Granelli e Maran – riteniamo che l’applicazione Uber non garantisca queste condizioni basilari del servizio di NCC, che ne rappresentano la distinzione dai taxi”. Questo, a detta di Palazzo Marino, sarebbe anche il “motivo” delle sanzioni, anche se “nulla vieta a Uber di mettersi rapidamente in regola, nell’interesse delle imprese e dei conducenti NCC che coinvolge. Sarebbe un’azione più saggia rispetto a mobilitare i propri utenti per chiedere al Comune di non far rispettare le leggi nazionali”. In tutto questo, c’è anche un messaggio ai tassisti: “Premesso che solo un anno fa il servizio milanese è stato giudicato il quarto migliore d’Europa – concludono Maran e Granelli – oggi serve rinnovarsi ancora e non si può avere paura delle nuove tecnologie, che sono invece una grande prospettiva di crescita economica per il mondo taxi”. La prossima settimana verranno ricevuti a Palazzo Marino sia i rappresentanti di Uber che le associazioni di categoria NCC, ma le reazioni di entrambi sono istantanee: “L’istituzione ribadisce che le leggi esistenti devono essere rispettate e che non possono essere cambiate su richiesta dei “fan” – commenta Francesco Artusa, vicepresidente FAI-Trasporto Persone – Questo per noi è un segnale importante. E comunque, se si mettono in regola per noi sono i benvenuti”. Al contrario, la società dell’app che viene dagli Usa non nasconde il suo disappunto.

La risposta di Uber. “Prima di trarre conclusioni il Comune dovrebbe fare una corretta analisi del nostro servizio, capendo la differenza tra ciò che è app e ciò che non lo è – risponde la general manager italiana Benedetta Arese Lucini – Quando incontreremo gli assessori, gliela spiegheremo. Uber non è illegale. Pensavamo che la disponibilità a incontrarci fosse un’apertura, invece questa è l’ennesima dimostrazione di quanto sia difficile innovare in Italia”. I sostenitori della petizione online in difesa dell’app hanno raggiunto quota 2.800. La vicenda non è chiusa. E dall’Italia raggiunge anche Bruxelles: proprio oggi, su Uber, l’europarlamentare Carlo Fidanza ha depositato un’interrogazione destinata alla Commissione europea, chiedendo “se intenda adottare misure per bloccare il proliferare di tali servizi”.

Davide Comunello

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Auto: il crollo non si ferma più A gennaio vendite a -17,5%

I RISULTATI DEL PRIMO MESE 2013

Batoste pesanti per quasi tutti i costruttori

Fiat perde meno del mercato, i coreani avanzano

 vortice auto

MILANO- L’anno dell’automobile inizia come era finito. Con un altro pesante tonfo. Le vendite a gennaio sono calate del 17,5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Quando già si era verificata una drastica contrazione del 17%. Segni di ripresa? Macché. Le auto immatricolate sono state 113.525.

I DATI MARCA PER MARCA

PERDONO TUTTI-Il gruppo Fiat apre il 2013 con 34.160 vetture, il 15,8 in meno di gennaio 2012, ma aumenta leggermente la quota di mercato superando i 30 punti percentuali e registra un buon successo per 500L con oltre 34 mila ordini raccolti. Batoste pesanti anche per Volkswagen, Psa Peugeot Citroen, Gm tiene un po’ meglio degli altri, Ford perde addirittura il 44%. Fra i pochi a crescere i coreani: Kia avanza del 30% superando le 3 mila unità.

«ACCANIMENTO FISCALE» Fra gli operatori di settore un grido comune: «Il mercato è schiacciato dalle tasse». Per Federauto, l’associazione dei concessionari, «solo con la manovra «Salva Italia» del 2012 gli autoveicoli hanno “donato” all’Erario oltre 5 miliardi di euro, fra aumenti di accise, superbollo e Iva». Aumenti che vanno cumulati a quelli del 2011, ricorda il presidente Filippo Pavan Bernacchi per il quale «i numeri di oggi sono il risultato dell’accanimento fiscale». Jacques Bousquet, presidente dell’ Unrae prevede il peggio: «Gennaio vale storicamente il 10% dell’immatricolato dell’anno, il consuntivo di questo mese proietterebbe a fine anno un risultato che non voglio nemmeno immaginare». «Non poteva essere diversamente» aggiunge poi «in assenza di interventi di alleggerimento dell’enorme pressione fiscale sulle famiglie e del credito alle imprese». Perché la crisi delle automobili -secondo un’analisi del Centro Studi Promotor- è persino peggiore di quella dell’economia reale: «Il livello di tassazione è ormai controproducente pure per il fisco», sostiene Gian Primo Quagliano spiegando che «gli ultimi dati sui consumi di carburante rivelano che nel dicembre scorso vi è stato un calo delle vendite di benzina e gasolio alle pompe di ben il 13,5% e questo andamento ha per la prima volta prodotto il cosiddetto effetto Laffer: il fortissimo rincaro della tassazione ha avuto infatti un impatto così negativo sui consumi che il gettito fiscale di dicembre, invece di aumentare, è calato di ben il 7,2% con una perdita secca per l’Erario di 229 milioni».

Daniele Sparisci
danielesparisci

1 febbraio 2013 | 19:10

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere della Sera

Psa e GM finalmente sposi

Il gruppo francese e quello americano hanno siglato l’accordo definitivo

Psa citroen peugeot opel logo
 
Il gruppo francese Psa e l’americano GM hanno confermato oggi di aver firmato l’accordo per perfezionare l’annunciata (nel febbraio scorso) alleanza tra i due gruppi. Dopo tanti preliminari, finalmente, l’unione è partita e il documento tratteggia le caratteristiche dei primi tre modelli (sono previsti per il 2016) che nasceranno da questa alleanza che per certi versi ricorda quella che c’è fra Renault e Nissan.

All’inizio sarà varata una joint per la realizzazione da una piattaforma comune di segmento C da cui nascerà una mpv (una monovolume) con marchio Opel e Vauxhall e una crossover (che dovrebbe sostituire la 3008) per Peugeot. Altro passo sarà lo sviluppo di una base per la realizzazione nelsegmento B (quello delle piccole) di una monovolume destinata a tutti i marchi dei due gruppi. Ultimo step di questa fase d’avio, l’upgrade di un pianale di segmento B già esistente e di origine Opel,per sviluppare un modello destinato ai mercati di tutto il mondo (compreso quello europeo).

Nel documento firmato dai due gruppi si legge anche che l’intesa prevede una strategia comune negli acquisti in modo tale da realizzare forti economie di scala per le produzioni europee.

Inoltre si afferma che i due partner annunciano la loro intenzione di allargare l’intesa a iniziative a livello globale per aumentare le opportunità che questo accordo può offrire. Si parla di sviluppo congiunto di piccoli e molto efficienti motori turbo a benzina derivati dagli attuali propulsori di Peugeot e Citroën e di nuove iniziative in America latina per far crescere la penetrazione dei due gruppi su quel promettente mercato.

Gianni Antoniella
http://www.gentemotori.it 

LE OCCASIONI DI EUROPCAR

da Aute e Stima di gennaio 2009.

Apriamo il 2009 affrontando il tema molto attuale della vendita di auto usate e la dismissione di parchi auto aziendali e lo facciamo intervistando una persona estremamente esperta in materia, il Dott. Gaetano Fania, responsabile del settore “Remarketing” di Europecar. Buongiorno, Fania, Europcar è sicuramente fra le società leader nel noleggio autoveicoli ma non solo. Nello specifico voi di cosa vi occupate?

(nella foto: Gaetano Fania)

La sua affermazione è corretta. Siamo leader in Italia ed in Europa nel noleggio a breve termine. Noi, nello specifico, ci occupiamo di Remarketing, Ovvero, l’attività legata alla “dismissione” dei veicoli della nostra flotta. In termini tecnici parliamo quindi di dismissione, in quanto i veicoli che compongono la flotta Europcar autoveicoli e veicoli commerciali, rappresentano a tutti gli effetti beni strumentali necessari per l’esercizio dell’attività di impresa. In pratica, si tratta di vendita dei veicoli usati.

Come nasce l’idea del Remarketing Europcar ?
Per natura ed esigenza stessa del business del noleggio a breve termine. Infatti, la necessità di rinnovare costantemente il parco auto ci “induce” ad acquistare unità nuove per avere sempre prodotto “giovane”, e ad esitare le vetture in flotta attraverso due canali principali: il Buy Back, tramite cui le case costruttrici riacquistano una parte della flotta a condizioni già stabilite, ed il Remarketing, che attraverso un network dedicato, gestisce i volumi restanti.

Come è composto il network del Remarketing?
Da una rete capillare di validi agenti di vendita. Per esattezza, sette agenti monomandatari, che operano dalle loro sedi, su tutto il territorio nazionale con il compito di procacciare clienti, tra tutti gli operatori del settore auto.

Quali sono i vostri punti di forza?

Direi: la rete vendita, il nostro prodotto, decisamente in linea con le richieste del mercato e poi, in ultimo la nostra struttura di certo non ultima, per importanza. Dal punto di vista commerciale, come operate sul mercato?

Una buona percentuale dei nostri clienti è rappresentata da Dealers, venditori di auto multibrand, e vari salonisti. Per cui, la nostra politica commerciale è rivolta prevalentemente ad un target di commercianti di auto.

Come risponde il mercato?

La attuale congiuntura economica, le generali condizioni di incertezza che caratterizzano questo periodo, coinvolgono tutti i settori dell’economia. Il mercato dell’auto risente naturalmente, di tutto questo. La sostituzione dell’auto oggi è rimandata il più possibile, alla stessa si preferisce la riparazione ove possibile, o un acquisto meno “oneroso” con particolare orientamento all’usato in ottime condizioni. Quindi, mentre il nuovo fatica non poco rispetto al recente passato, il mercato dell’usato si mantiene sostanzialmente stabile, con una lieve flessione rispetto all’anno precedente.

Gaetano Fania

Quali progetti avete per il futuro?

Avremo un crescente numero di vetture da vendere. Quindi implementeremo e potenzieremo la rete di vendita, incrementeremo la nostra offerta attraverso nuovi canali divendita,peresempioleasteonline, già in uso nel nostro business, ma con la consapevolezza che in futuro, rappresenteranno sempre di più uno strumento utile ed efficace in questo settore. E ancora; allargheremo la base clienti attraverso campagne di direct marketing e punteremo a diventeremo sempre più “europei” orientandoci soprattutto verso i mercati emergenti.

Qual è il vostro rapporto di collaborazione con Stima S.r.l ?
A parte una infinita…“stima” nei confronti dei soci fondatori, testimoniata da una crescente e comune “voglia di fare”, attualmente la nostra collaborazione ha come oggetto la verifica tecnica dei veicoli in tutte le condizioni possibili nell’ambito del noleggio a breve termine, quindi consegna, riparazione e vendita. Non si tratta però di una mera valutazione tecnica del danno, quanto più di un servizio di consulenza mirato al raggiungimento di prefissati obiettivi di certificazione, controllo del processo e quindi Qualità. Tale particolare declinazione di processo è frutto di un congiunto lavoro di analisi che ha visto le nostre aziende lavorare a stretto contatto per molti mesi di questo anno.

Allora: perché scegliere Europcar?

Se Europcar è leader in Italia ed Europa, abbiamo già risposto! Se devo convincerLa ulteriormente, la invito ad acquistare…una delle nostre auto!!!

Intervista realizzata nel dicembre 2008, presso la sede Europcar Italia S.p.a.