I carabinieri hanno verificato che i sinistri denunciati dai soggetti erano di piccola e media entità e congegnati in modo tale da non insospettire le compagnie assicuratrici sulla genuinità dell’incidente, per poi man mano assicurarsi il risarcimento corrisposto in somme di non notevole importanza. Infatti è stato stimato che il gruppo criminale abbia potuto percepire la somma complessiva di oltre 50mila euro. Le indagini sono state svolte sotto la direzione del pm della Procura di Benevento Flavia Felaco.
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Oggi al Parlamento
Roma: Questa mattina nell’Auletta Parlamentare di Palazzo Montecitorio, si sono svolti i lavori programmati dai promotori della Carta di Bologna.
Nei prossimi giorni faremo un servizio più completo con un sunto sugli interventi di tutti e molte foto.
Con Tommaso Caravani Editor Automotive di DBInformation come moderatore hanno aperto i lavori la Prof.ssa Giuseppa Cassaniti Mastrojeni – Presidente AIFVS Associazione Familiari Vittime della Strada, il Dott. Furio Truzzi – Presidente Assoutenti, il Dott. Stefano Mannacio – Presidente CUPSIT Comitato Unitario Patrocinatori Stragiudiziali Italiani, il sig. Davide Galli – Presidente Federcarrozzieri, l’Avv. Settimio Catalisano – Coordinatore Commissione Responsabilità Civile Organismo Unitario dell’Avvocatura, l’ Avv. Marco Bona – PEOPIL, Pan-European Organisation of Personal Injury Lawyers, il sig. Mario De Crescenzio – Presidente MO BAST!, l’Avv. Giuseppe Mazzucchiello – Presidente Associazione Valore Uomo, l’Avv. Francesco d’Agata – Portavoce Sportello dei Diritti. Qui l’elenco completo.
Dopo tutti gli interventi degli organizzatori e dei parlamentari previsti ed anche di qualcuno in più, hanno preso la parola alcuni ospiti che recentemente hanno dato la propria adesione al movimento.
Per tempestività e per testimoniare la nostra presenza riportiamo un sunto dell’intervento del nostro presidente.
Sono Roberto Marino di Genova e faccio il perito dal 85.
Oggi rappresento Periti Auto, un’associazione che raccoglie sia i periti che lavorano per le Compagnie che i periti che lavorano per l’utenza diversa. Rappresento inoltre in questa sede la fondazione Simona Galletto che tutela gli interessi dei grandi invalidi della strada, perché oltre alle vittime esistono anche i grandi invalidi della strada e questo avrebbe bisogno di più spazio.
Abbiamo scelto la denominazione di Periti Auto anche se siamo iscritti nel Ruolo dei Periti Assicurativi tenuto prima dall’ISVAP e ora dalla Consap, perché riteniamo che un Perito non debba essere identificato con un cliente ma con la materie che tratta, quindi perizie di auto o altri veicoli stradali o esperti in infortunistica stradale, quindi Periti Auto e non Assicuratavi. Lavoriamo non solo per le Compagnie, ma anche per le case automobilistiche, per le società di noleggio, per grandi clienti che hanno grandi parchi auto da gestire come Poste o Telecom o società di autotrasporto su ruote che gestiscono flotte di veicoli industriali.
La presenza dei Periti Auto alle manifestazioni che hanno accompagnato la nascita e la divulgazione della Carta di Bologna, è per testimoniare la nostra partecipazione a questa iniziativa che è mossa da varie associazioni di categoria ma che ha il fine ultimo di tutelare gli interessi dei danneggiati e quindi degli automobilisti e dei cittadini.
I Periti Auto sono sempre attenti agli equilibri che esistono nel mondo del danno. Sia quelli di noi che lavorano esclusivamente per le Compagnie che quelli che lavorano per gli Uffici Giudiziari o per i privati e per le società.
Come periti veniamo chiamati tutti i giorni per valutare i danni da circolazione. Una legge ha istituito il Ruolo dei Periti nel 92 ma nessuna regolamentazione formativa è stata predisposta, non esiste un collegio né una cassa di previdenza come per le altre categorie professionali, l’unica cosa regolamentata è la tassa annuale di iscrizione.
Le Compagnie di Assicurazione ci hanno dato la formazione tecnica, prima con il CESTAR ed ora con I-Car di Generali. Le Compagnie ci danno la formazione e gli aggiornamenti professionali perché un perito non correttamente formato è controproducente.
Ma le Compagnie ci chiedono delle valutazioni per riparazioni che dobbiamo fare ai minimi tariffari.
I privati ci chiedono dalle valutazioni fatte per riparazioni a regola d’arte al costo massimo ipotizzabile.
I Giudici ci chiedono una valutazione equa ai costi medi di piazza. Ma le valutazioni fatte per il giudice sono sempre superiori a quelle fatte per le Compagnie perché i quesiti che ci vengono posti sono diversi.
Noi abbiamo sempre ambito ad essere incaricati da un ente super partes per avere degli incarichi a rotazione e dare delle valutazioni imparziali e libere da legami clientelari.
È per questo che appoggiamo le proposte della Carta di Bologna specificatamente nel punto che parla del perito terzo ed imparziale e di terzietà nelle valutazione del danno. Siamo qui per dire che ci siamo, che siamo pronti a lavorare in maniera imparziale come avviene in altre parti d’Europa. Siamo pronti a creare un organismo di gestione e smistamento degli incarichi a rotazione tra gli iscritti al Ruolo. E siamo convinti che se ci arriveremo, questo sarà la base di un confronto transattivo tra le parti che basandosi su valutazioni univoche limita di molto il contenzioso e quindi il costo finale dei danni e di conseguenza i prezzi delle polizze.
Sinistri, tre mesi per chiedere i danni
Il danneggiato deve chiedere il risarcimento nei tempi ristretti, pena la perdita di ogni diritto. Il nuovo termine di decadenza non è soggetto né a interruzione né a sospensione
La vittima di un sinistro stradale deve chiedere senza indugio il risarcimento del danno, pena la perdita di ogni diritto a ricevere il giusto ristoro del pregiudizio subito. Questa è, in estrema sintesi, una delle principali novità in tema di diritto delle assicurazioni inserite nel decreto legge n. 145 del 23 dicembre scorso.
Modificando il secondo comma dell’articolo 2947 del codice civile, infatti, si è previsto – relativamente ai danni derivanti dalla circolazione di veicoli di ogni genere – che il danneggiato debba necessariamente presentare la richiesta del risarcimento del danno entro tre mesi dal verificarsi del fatto dannoso, pena la perdita di ogni diritto ad essere indennizzato.
Si tratta di un termine di decadenza, che va ad affiancarsi al termine di prescrizione biennale previsto dalla stessa norma del Codice civile. Un termine già breve rispetto a quelli ordinariamente previsti dal Codice, ma molto lungo se rapportato alla prassi moderna. E, soprattutto, utilizzato ad arte da chi vuol frodare le compagnie: denunciare un presunto danno a pochi giorni dalla scadenza autorizza di fatto a fornire ricostruzioni carenti, su cui la compagnia potrà effettuare pochi riscontri.
In ogni caso, se fino a pochi giorni fa la vittima di un sinistro stradale aveva, di regola, due anni di tempo per far valere i propri diritti, oggi ha l’onere di agire molto più in fretta, avendo a propria disposizione solo tre mesi per presentare la richiesta di risarcimento, salvo il caso in cui ricorra un’ipotesi di forza maggiore, come prevede espressamente il nuovo testo della norma in esame.
La differenza è più profonda di quel che sembra: il nuovo termine trimestrale, infatti, è un termine di decadenza e non di prescrizione, e come tale non è soggetto né ad interruzione né a sospensione.
Il nuovo testo normativo fa salvo il caso della forza maggiore, come, ad esempio, nell’ipotesi in cui il danneggiato versi in stato di incoscienza, e dunque nell’impossibilità di provvedere a formulare la domanda di risarcimento. Sembra di poter intendere ciò come impossibilità “assoluta“. Quindi rientrerebbe nel termine abbreviato a tre mesi, per esempio, il caso in cui la vittima sia semplicemente immobilizzata a letto da un’ingessatura agli arti superiori, posto che ciò non le impedisce di incaricare un terzo di formulare l’istanza risarcitoria.
La novità normativa è dichiaratamente rivolta a contrastare il preoccupante fenomeno delle frodi a danno delle compagnie di assicurazione nelle fasi di accertamento e di liquidazione dei sinistri stradali. È noto che, nell’area della responsabilità da fatto illecito, i danni derivanti da circolazione stradale occupano un posto di assoluto rilievo dal punto di vista economico e che il fenomeno delle frodi a danno delle compagnie altera sensibilmente il costo dei premi assicurativi.
Ciò comporta inevitabilmente un conseguente aggravio di spesa a carico di chiunque si trovi a dover assicurare un veicolo contro la responsabilità civile. Ed è bene ricordare che non di scelta si tratta, ma di obbligo che grava su chiunque intenda porre in circolazione un veicolo a motore, posto che, fin dalla fine degli anni Sessanta, il nostro ordinamento prevede tale forma di assicurazione obbligatoria.
Considerando lo scopo perseguito dal legislatore (ovvero quello di razionalizzare e rendere più efficiente la fase dell’accertamento del sinistro e della liquidazione del danno), pare potersi ritenere sufficiente una richiesta del risarcimento anche priva di una specifica quantificazione del danno subito, purché tale da consentire l’individuazione del fatto dannoso e una descrizione sufficientemente precisa dei danni subiti.
L’intervento del legislatore appare senza dubbio energico: la perentorietà del termine di decadenza non lascia altra scelta che quella di reagire con celerità per presentare la richiesta risarcitoria.
Di ciò è bene che si ricordino coloro che dovessero trovarsi ad essere vittime di un sinistro stradale, posto che la nuova normativa impone loro di richiedere la tutela dei loro diritti entro soli tre mesi dal fatto dannoso.
Autore: Emanuele Lucchini Guastalla – Il Sole 24 Ore (Articolo originale, via Quotidiano del Diritto)
L’AICIS contro le decisioni “unilaterali” delle Compagnie
“L’AICIS, coerentemente con il proprio ruolo, porta a conoscenza delle Istituzioni e degli Organi d’Informazione la situazione creatasi, ad ampio raggio, nei confronti dei propri Associati e di tutti i Periti. Uno schieramento composto da 4000 professionisti (ma che con l’indotto tocca 25mila gruppi famigliari), ai quali è demandato l’accertamento della stima dei danni derivanti dalla circolazione in maniera obiettiva e tale da fare emergere i tentativi di raggiro nei confronti delle Compagnie d’Assicurazione.
Al pari di tanti altri lavoratori autonomi e professionisti appartenenti ad altri Albi e Ordini, anche gli iscritti all’AICIS ultimamente subiscono il peso di decisioni unilaterali dei committenti che sfruttano la propria posizione di forza nel rapporto con le reti dei collaboratori esterni, spesso in contrasto con le normative vigenti sia in fatto di tempistiche riguardanti i pagamenti sia di adempimenti tributari. Infatti, molte Compagnie di Assicurazione attuano metodi di fatturazione dei compiti attribuiti ai Consulenti d’Infortunistica Stradale che decretano tempi di pagamento che arrivano sino a 120 giorni. Particolarmente significativo, ma soprattutto grave e ormai inaccettabile, è quanto messo in atto dal Gruppo Unipol-FondiariaSai che ultimamente ha sospeso fino al nuovo anno la possibilità di fatturare i compensi professionali. Per questo motivo l’AICIS ha chiesto con una nota ufficiale l’interessamento dell’On. Presidente del Consiglio dei Ministri, di tutti i Gruppi Parlamentari presso la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, del Presidente IVASS (Autorità di controllo del mercato assicurativo), del Presidente CONSAP (Organismo che gestisce vari fondi di garanzia e il ruolo Periti assicurativi), del Presidente AGCM (Antitrust) nonché dell’Amministratore Delegato UNIPOL Assicurazioni Spa, anche alla luce delle recenti vicissitudini economiche che hanno portato all’acquisizione di Fondiaria-Sai da parte di UNIPOL, di verificare relativamente a questa comunicazione ingiustificata e unilaterale, da un lato, la reale disponibilità di cassa della Compagnia e, da un altro lato, se con tale operazione non si cerchino coperture di buchi di bilancio o si vadano a dichiarare, in sede di redazione dello stesso, utili fittizi. Contestualmente, l’AICIS chiede un incontro con il Governo e i Gruppi Parlamentari per rappresentare quei meccanismi e comportamenti interni al mercato assicurativo, che certamente non emergono nel corso delle audizioni parlamentari.
Le recenti notizie circa il sequestro Milionario a favore di Unipol, rafforzano i timori espressi nel precedente comunicato relativamente a disponibilità di cassa di Unipol, alle coperture di bilancio ed agli utili fittizi”.
Sanremo: solidarietà dell’avvocato Matteo Morini agli autoriparatori per il decreto ‘ammazzacarrozzerie’
L’avvocato Matteo Morini ci ha scritto per esprimere la sua totale solidarietà a tutti gli autoriparatori che rischiano di dover chiudere la loro attività se dovesse essere approvato il decreto già denominato ‘ammazzacarrozzerie’:
“Non intendo aggiungere nulla rispetto a quanto già comunicato dagli stessi Autoriparatori e dalla Cna; tuttavia, avendo letto per motivi professionali la bozza del decreto, desidero evidenziare ulteriori due punti del decreto medesimo che ulteriormente ‘decreteranno’ la fine dell’attività delle carrozzerie. – in primo luogo il decreto prevede, addirittura modificando una norma del codice civile, il divieto della cessione del credito; sino ad oggi, infatti, chi aveva subito un danno alla propria vettura a seguito di un sinistro e non aveva i soldi per pagare il Carrozziere (il che accade quasi sempre) poteva consegnare la vettura per le opportune riparazioni alla Carrozzeria di fiducia la quale, previa cessione del credito da parte del Cliente, riparava la vettura e la consegnava al Cliente che, pertanto, non doveva sostenere alcun esborso; in un secondo momento, la Carrozzeria provvedeva ad attivarsi per conseguire il risarcimento, eventualmente in via giudiziale, nei confronti della Compagnia Assicuratrice; ciò non sarà più possibile, con la conseguenza che chi non avrà i soldi per pagare subito il Carrozziere non potrà più riparare la macchina e, per poter eseguire i lavori di riparazione, dovrà attendere i tempi (che a volte durano anni) necessari per conseguire il risarcimento dalla Compagnia; diminuirà pertanto, anche per questo motivo, il lavoro delle Carrozzerie; – in secondo luogo, disattendendo una costante giurisprudenza di tutti Giudici di merito, la bozza del decreto prevede che non sarà più possibile riparare la vettura se il costo di riparazione dovesse superare il ‘valore di mercato’ della vettura medesima; in poche parole, in tutti i casi in cui il costo di riparazione dovesse risultare superiore al valore commerciale della vettura danneggiata, sarà inevitabile la demolizione della vettura medesima, con conseguente ulteriore diminuzione del lavoro delle Carrozzerie (sul punto, rimarco che il Decreto ha utilizzato l’espressione ‘valore di mercato’; valore, indicato dai Periti di assicurazione e che è sempre inferiore di almeno il 50% rispetto all’effettivo costo che una persona dovrà poi sostenere per acquistare una vettura analoga a quella distrutta). Se a ciò si aggiunge quanto già abbondantemente anticipato dagli Autoriparatori e dalla Cna, è del tutto evidente che l’attività delle Carrozzerie sarà destinata a scomparire. Conoscendo, infine (da oltre venticinque anni) come ‘lavorano’ le Compagnie di Assicurazione, sono pressoché certo che, una volta entrata in vigore la norma, le Compagnie costituiranno presso tutti grandi centri delle proprie Carrozzerie (che saranno delle emanazioni commerciali delle stesse Compagnie) presso cui tutti saranno costretti a rivolgersi per le opportune riparazioni (e chi oggi lavora presso le altre Carrozzerie, titolari e dipendenti, resteranno senza lavoro). Auspico che tutti i Politici che hanno a cuore il problema del lavoro (che, a parole, sembrerebbe essere il loro primo obiettivo) leggano attentamente il contenuto del decreto, che ha due soli evidenti obiettivi: distruggere un’intera categoria professionale e migliorare i bilanci delle Compagnie di Assicurazione”.
Carlo Alessi
Rc professionale, la corsa alla polizza è ferma al palo
A tre mesi dall’obbligo ordini sommersi dai quesiti. E le compagnie la fanno da padrone
Assicurazione professionale nel caos. A tre mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo di dotarsi di una polizza assicurativa a copertura dei rischi derivanti dall’esercizio della propria attività, i professionisti navigano ancora a vista. Da un lato la maggior parte non sa se il tipo di attività che esercita rientra o meno nelle maglie della norma introdotta dal dpr n. 137/2012. Dall’altro, il rischio è di ritrovarsi in balia delle compagnie che, non essendo vincolate alla stipula del contratto, possono farla da padrone e rifiutare il professionista «rischioso». Sintomatica della situazione è la valanga di richieste di chiarimenti che stanno arrivando sulla scrivania dei consigli nazionali, i quali hanno attivato il servizio faq per dare delle linee guida agli iscritti: oltre 300 in due mesi ne sono arrivate, per esempio, al Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri. Anche i primi sondaggi degli ordini sui professionisti che si sono dotati di polizza rendono l’idea: risultano assicurati mille periti industriali su 15 mila che esercitano la libera professione, mentre per gli agrotecnici il Collegio nazionale ha stimato «in regola» il 36-40% degli aventi l’obbligo. Insomma, in questa prima fase di rodaggio la normativa sta mostrando tutti i suoi limiti: è stato introdotto l’obbligo e tutto il resto è lasciato al libero mercato. È questo il quadro che emerge da una prima ricognizione di ItaliaOggi Sette sulla rc professionale, entrata in vigore il 13 agosto scorso. Ma vediamo le problematiche principali che stanno affrontando i liberi professionisti e le possibili soluzioni.
Le professioni tecniche. L’incertezza maggiore riguarda le professioni tecniche, data la natura dell’attività e l’elevato numero di specializzazioni. Per molti professionisti risulta difficile trovare una polizza che risponda puntualmente alle proprie esigenze. Per altri non è chiaro invece se l’attività comporti o meno l’obbligo di assicurarsi. Da ultimo, per esempio, il Centro studi del Cni ha risposto ai numerosi quesiti arrivati dai professionisti che svolgono attività di Ctu (consulente tecnico d’ufficio). «Sono arrivate parecchie richieste di chiarimento», afferma il direttore del Centro studi, Massimiliano Pittau, «le problematiche più frequenti riguardano i dipendenti, che evidentemente non sono soggetti all’obbligo, mentre se hanno un rapporto di consulenza con partita Iva allora possono avere l’esigenza di avere una copertura. Detto ciò, la nostra categoria si sta muovendo nei confronti delle istituzioni perché il quadro normativo è deficitario. Le criticità, dal nostro punto di vista, devono essere sanate a livello normativo, tramite decreto ministeriale che definisca alcuni requisiti, come i massimali, le franchigie e via dicendo». «Perciò», continua Pittau, «stiamo mantenendo, anche con le altre professioni tecniche, diversi contatti istituzionali e il dialogo aperto con gli operatori di mercato, con l’obiettivo di organizzare un tavolo comune per rispondere a tutte le problematiche che stanno emergendo».
Numerose segnalazioni sono arrivate anche sul tavolo del Consiglio nazionale degli architetti, che ha messo a disposizione degli iscritti delle linee guida per poter definire la propria polizza. «Dobbiamo avviare dei tavoli di lavoro con le compagnie di assicurazione», spiega Pasquale Felicetti, consigliere delegato, «per risolvere tutte le problematiche aperte dall’entrata in vigore della normativa. La prima questione deriva dal fatto che le assicurazioni non sono obbligate ad assumersi il rischio, e con un solo sinistro il professionista si ritrova scoperto e in una situazione di inadeguatezza normativa e deontologica». «Per quanto ci riguarda», continua Felicetti, «abbiamo selezionato, attraverso un avviso pubblico, sulla base di apposite linee guida, due proposte di due compagnie. La nostra intenzione è comunque di non dare un’esclusiva, perciò abbiamo riavviato il processo di selezione con un nuovo avviso che resterà aperto fino all’anno prossimo».
Anche i periti industriali avvieranno un servizio faq. «Abbiamo effettuato un sondaggio presso gli iscritti all’albo per valutare le principali criticità emerse in questi mesi non facili di prima applicazione della norma», spiega il presidente del Cnpi, Giampiero Giovannetti, «in particolare i dubbi più frequenti sollevati sono stati quelli relativi all’effettivo obbligo per i professionisti con partita iva che operano all’interno dei grossi studi». Il Collegio nazionale degli agrotecnici, invece, ha stimato, a ottobre scorso, «che siano già in possesso di polizza circa il 36-40% degli aventi l’obbligo, percentuale destinata ad aumentare nei prossimi mesi e al crescere delle attività di verifica e controllo», afferma il presidente del Collegio nazionale, Roberto Orlandi.
Le professioni economico-contabili. Meno problematiche stanno affrontando le professioni economico-contabili. I commercialisti, per esempio, per la maggior parte erano già assicurati prima dell’entrata in vigore dell’obbligo. «Resta qualche perplessità applicativa», commenta Michaela Marcarini, consigliere dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Milano, «perciò abbiamo istituito un indirizzo mail al quale i colleghi possono inviare tutti i loro quesiti. La domanda più frequente riguarda il giovane che lavora presso uno studio professionale, che può essere soggetto a diverse forme di collaborazione, dal contratto di dipendente a quello con fattura allo studio. In linea di massima l’obbligo assicurativo compete allo studio associato, ma il suggerimento che diamo è di controllare sempre che la polizza dello studio copra anche i collaboratori e che sia specificata la rinuncia alla rivalsa nell’ipotesi che il cliente chieda un risarcimento allo studio». Detto questo, non stiamo incontrando particolari problematiche dato che la gran parte dei professionisti era già assicurato prima dell’entrata in vigore dell’obbligatorietà».
Autore: Gabriele Ventura – ItaliaOggi Sette (Estratto articolo originale)