Palermo, ecco il libro mastro dei falsi incidenti: i nomi degli arrestati nel blitz della polizia

Un momento della conferenza stampa tra polizia e guardia di finanza

Un libro mastro con diversi episodi di rotture di ossa provocati ad arte, nomi di vittime e località dell’incidente: è stato trovato durante le perquisizioni nell’ambito dell’indagine che ha permesso di sgominare due gruppi criminali che organizzavano truffe alle assicurazioni. Oltre 50 le vittime che, con i loro racconti, hanno consentito di avvalorare il quadro accusatorio nei confronti degli arrestati.

Le operazioni “Tantalo bis” della Polizia, e la “Fides” della Guardia di Finanza e della Polizia penitenziaria, hanno portato all’arresto di 42 persone, ma gli indagati sono 250.

I vertici della consorteria colpita dal provvedimento di oggi sono Carlo e Gaetano Alicata, padre e figlio, Filippo Anceschi e Salvatore Arena, l’avvocato Graziano D’Agostino, il perito assicurativo Mario Fenech, (ndr: non risulta iscritto al Ruolo Consap) Gioacchino Campora, Salvatore Di Liberto, Vittorio Filippone, i fratelli Alessandro e Natale Santoro, Alfredo Santoro, Piero Orlando, Vincenzo Peduzzo, Salvatore Di Gregorio, Domenico Schillaci detto Emanuele e Giovanna Lentini. Si occupavano di finanziare le frodi per le quali anticipavano le spese e della suddivisione tra i complici delle quote che derivavano dai risarcimenti assicurativi.

Eccoo i nomi degli arrestati dalla polizia:
1. Carlo Alicata;
2. Gaetano Alicata;
3. Filippo Anceschi detto “Il nano”;
4. Salvatore Arena, detto “Mandalà”;
5. Gioacchino Campora detto Ivan;
6. Graziano D’Agostino, incensurato
7. Rita Mazzanares;
8. Salvatore Di Ggregorio detto “Salvino”;
9. Salvatore Di Liberto;
10. Giuseppe Di Maio detto “Fasulina” ;
11. Piero Orlando, detto “Piero SH” , incensurato
12. Mario Fenech, incensurato
13. Vittorio Filippone, incensurato
14. Antonino Giglio detto “Tony ‘U Pacchiune”;
15. Gesué Giglio, incensurato
16. Vincenzo Peduzzo;
17. Alessandro Santoro;
18. Alfredo Santoro detto “Lello” ;
19. Natale Santoro;
20. Antonino Saviano;
21. Letizia Silvestri;
22. Monia Camarda;
23. Vincenzo Cataldo;
24. Orazio Falliti;
25. Gaetano Girgenti;
26. Alfonso Macaluso;
27. Benedetto Mattina;
28. Giuseppe Mazzanares;
29. Maria Mazzanares detta “Mary”;
30. Salvatore Mazzanares;
31. Mario Modica;
32. Cristian Pasca;
33. Giuseppa Rosciglione;
34. Maria Silvestri

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“Mi stanno ammazzando”: i boia spaccavano le ossa nella stanza degli orrori di via Imera

I particolari agghiaccianti che emergono dall’operazione che ha portato a 42 arresti. Finti incidenti per intascare i soldi delle assicurazioni. Le vittime, reclutate nella zona della Stazione, venivano messe su un tavolo, immobilizzate con dei mattoni e poi colpite con dischi di ghisa

Mutilavano gambe e braccia per truffare assicurazioni

Nei minimi particolari gli inquirenti hanno ricostruito 76 episodi ma, sottolinea il capo della Squadra Mobile di Palermo Rodolfo Ruperti, “i casi sono molti di più e l’inchiesta è molto più complessa”. Le vittime hanno raccontato che in alcuni casi gli ‘spaccaossa’ fratturavano gli arti anche a sette persone a sera. Gli inquirenti hanno posto sotto sequestro il Betaland Cafe, un’agenzia scommesse all’Albergheria dove venivano praticate alcune delle fratture.

Sono 42 le persone arrestate per avere organizzato una truffa alle assicurazioni con vittime compiacenti che si facevano fratturare gli arti in cambio di poche centinaia di euro. I boia non si fermavano davanti a nulla: “Mi state ammazzando… ammazzando… la gamba… ahi, ahi…”, gridava una delle vittime, Antonino B., in uno dei numerosi episodi di cruda violenza. Questa la risposta di Monia Camarda, arrestata oggi: “Non gridare…”. La mutilazione avveniva in via Imera, in una delle ‘stanze degli orrori’ usate dagli spaccaossa per fratturare gli arti alle vittime designate.

Un sedicenne tra le vittime

Neanche l’età delle vittime costituiva un deterrente per la banda. L’ultima, in ordine di tempo, un giovane di sedici anni, reclutato da un amico e pronto a farsi rompere gli arti in cambio della promessa di soldi che, molto probabilmente, non avrebbe mai visto.

“Solo qualche giorno fa abbiamo evitato che a un ragazzino di 16 anni gli venissero fratturate le ossa – spiega il capo della Squadra Mobile di Palermo Rodelfo Ruperti -. La bravura dei nostri operatori che hanno percepito le intenzioni di due dei soggetti fermati oggi, ci ha permesso di evitare un’altra vittima”. Le vittime venivano reclutate soprattutto fra le persone in difficoltà, era questo il criterio principale. “Molti sono stati reclutati alla stazione centrale di Palermo – aggiunge – dove c’erano proprio dei reclutatori che li avvicinavano raccontandogli di conoscere delle persone, gli spaccaossa, che potevano aiutarli e che sarebbero stati in grado di farli svoltare nella loro vita”.

I numeri dell’operazione

Questi i numeri dell’operazione di oggi: 250 indagati, 159 capi di imputazione, 34 fermati dalla polizia e otto dalla guardia di finanza. “Le indagini – ha aggiunto Ruperti – hanno portato a scoprire non alcuni delitti ma una vera e propria fenomenologia che si era sviluppata sul territorio di Palermo. Determinante è stata la collaborazione di tre persone arrestate ad agosto che hanno aperto uno squarcio su un sistema diffuso con un meccanismo di reclutamento di poveri malcapitati e di arricchimento per questa associazione senza scrupoli”.

I boia parlavano così: “Ho trovato 2 fidanzati…” | Video

Cinquanta le vittime compiacenti che alla fine hanno deciso di collaborare con le forze dell’ordine. “Arrivavano alla Squadra mobile con il braccio o la gamba rotti, in alcuni casi anche entrambi – racconta Ruperti -. Storie tristi di persone che si sentivano anche in colpa per avere, in un primo momento, accettato di farsi fratturare le ossa con la promessa di soldi e rimborsi che, nella maggior parte dei casi, non hanno mai ricevuto”.

Il libro mastro con i nomi

Nulla era lasciato al caso nell’organizzazione degli ‘spaccaossa’. C’era perfino un libro ‘mastro’ in cui appuntare i nomi delle vittime, le fratture e i rimborsi da riconoscere. “Ci siamo occupati di alcuni soggetti che ricoprivano il ruolo di capo e promotori dell’attività anche per quanto riguarda il reclutamento delle vittime – ha spiegato in conferenza stampa il colonnello Cosmo Virgilio, comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo. Le indagini della guardia di finanza si sono concentrate anche sui patrimoni accumulati dai capi dell’organizzazione. In particolare “uno di loro, Domenico Schillaci, aveva un bar molto noto ‘Dolce Vita’ in via Brunelleschi, una Porsche e un gommone fuoribordo. Tutti beni che sono stati sequestrati d’urgenza”. Ad altri indagati, in particolare infermieri in servizio in alcuni ospedali di Palermo, sono stati sequestrati farmaci che dovevano essere utilizzati per le fratture.

Il finto incidente finito in tragedia

Emerge anche un tragico risvolto. Quello della morte di un tunisino, una delle vittime reclutate dal clan criminale. Dovevano ‘solo’ fratturargli le ossa, ma la tortura si è trasformata in un omicidio. “A quest’uomo gli erano state procurate delle fratture molto gravi – ha spiegato Ruperti -. Sembra che a un certo punto il tunisino volesse fermarsi per il troppo dolore, ma per continuare gli avrebbero somministrato del crack che gli avrebbe procurato un arresto cardiocircolatorio”. La morte dell’uomo non ha fatto desistere la banda ‘spaccaossa’. “Lo hanno comunque portato al bordo di una strada – sottolinea Ruperti – tentando di fingere un incidente stradale e istruire la falsa pratica assicurativa”.

Quei medici compiacenti

Le indagini, dicono gli investigatori, “hanno messo in luce uno spaccato criminale variegato, fatto di “reclutatori” che agganciavano le vittime tra le fasce più deboli della società; di “ideatori” che individuavano luoghi non vigilati da telecamere, veicoli per inscenare gli eventi e falsi testimoni; di “boia-spaccaossa” che procedevano alle materiali lesioni fisiche degli arti superiori ed inferiori (ai quali gli indagati si riferivano convenzionalmente come “primo piano e piano terra”); di “medici compiacenti” che vergavano perizie mediche di parte; di “centri fisioterapici” che attestavano cure alle vittime ma mai effettivamente somministrate; di strutture criminali più organizzate che acquistavano le “pratiche” mettendo al lavoro avvocati o sedicenti tali e studi di infortunistica stradale che gestivano poi il conseguente iter finalizzato al risarcimento”.

Nel danaroso business illecito, i vertici dei vari gruppi criminali “mantenevano rapporti di mutua assistenza e solidarietà, prestandosi – vicendevolmente – i propri “boia-spaccaossa” a seconda della impellenza del momento: le strutture delinquenziali individuate – seppur autonomamente costituite, promosse ed organizzate – operano nello stesso “settore”, senza interferire nei rispettivi affari ma dividendosi i proventi illeciti derivanti dai falsi sinistri stradali distintamente organizzati”. Altri gruppi criminali hanno invece mostrato una visione più strategica ed una vocazione marcatamente “imprenditoriale”, preferendo acquistare il “pacchetto” delle menomazioni per poi gestire la pratica sino alla liquidazione del rimborso assicurativo.

Le “vittime”, in preda a lancinanti dolori, venivano trasportati presso gli ospedali cittadini, all’interno dei quali la gestione della frode passava nelle mani di altre persone compiacenti che si facevano carico di vigilare sui ricoverati per provvedere alle loro necessità, ma ancor più per evitare che qualcuno potesse recedere dall’originario intento, magari denunciando i fatti alle forze dell’ordine. Dopo il ricovero dei fratturati, si apriva la fase amministrativa e burocratica dell’istruzione della pratica assicurativa entrando in scena i vertici dell’associazione, che curavano la presentazione delle richieste di risarcimento presso le compagnie assicurative e la successiva suddivisione delle “quote” del premio da liquidare. In questa fase peraltro poteva trovare spazio talvolta la cessione della pratica assicurativa, completa degli atti peritali e dei referti medici, ad altri soggetti ritenuti membri di vertice dell’associazione criminale, che acquistavano la pratica liquidando al “venditore” una quota, così da assumere in prima persona la gestione della fase risarcitoria.

I nomi degli spaccaossa

I vertici del clan sono stati individuati Carlo e Gaetano Alicata, padre e figlio, Filippo Anceschi, Salvatore Arena detto “Mandalà”, l’avvocato Graziano D’Agostino, il perito assicurativo Mario Fenech, Gioacchino Campora detto “Ivan”, Salvatore Di Liberto, Vittorio Filippone, i fratelli Alessandro e Natale Santoro, Alfredo Santoro detto “Lello”, Piero Orlando detto “SH”, Vincenzo Peduzzo, Salvatore Di Gregorio, Domenico Schillaci detto Emanuele e Giovanna Lentini. A ciascuno di loro viene riconosciuto un ruolo fondamentale: si occupavano di finanziare le frodi per le quali anticipavano le spese occorrenti e della suddivisione tra i complici delle quote derivanti dai risarcimenti assicurativi. Alla rottura delle ossa erano deputati altri complici, “specializzati” nell’infliggere le fratture alle “vittime”. Tra questi figurano Giuseppe Di Maio detto “fasulina”, Antonino Giglio detto “Tony u’ pacchiune”, Gesuè Giglio, Alfredo Santoro detto “Lello”, Cristian Pasca.

Il gruppo criminale poteva avvalersi pure dell’opera di altri complici incaricati di predisporre con cura la scena dei falsi sinistri, trovando i veicoli da utilizzare, reclutandone i conducenti, e assoldando gli eventuali testimoni. Una volta realizzata la scena del finto incidente questi si occupavano anche dell’assistenza medica delle “vittime” fratturate controllando che non si sottraessero agli impegni presi con l’associazione. Questi i loro nomi: Vincenzo Cataldo, Monia Camarda, Orazio Falliti, Gaetano Girgenti, Alfonso Macaluso, Benedetto Mattina, Giuseppe Mazzanares, Maria Mazzanares, Rita Mazzanares, Salvatore Mazzanares, Giuseppa Rosciglione, Mario Modica, Antonino Saviano, e infine le sorelle Maria e Letizia Silvestri.

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FONTE

 

Truffa alle assicurazioni sulle supercar: arrestati a Milano ex primario e il figlio

Coinvolti Andrea De Amicis e il padre Aldo, rispettivamente nipote e cognato del presidente della Provincia, Podestà. Lamborghini e Bentley risultavano rubate, ma in realtà venivano rivendute all’estero wpid-424360_6647_big_Polstrada5.jpg

Il pezzo forte era una Bentley Continental, ufficialmente superaccessoriata. Assicurata ai Loyd’s di Londra per la bella cifra di 350mila euro. Uno delle 62 fuoriserie acquistate FRA il 2008 e il 2011 dalle società Cavallino Sport e Nuova Santa Valeria dell’imprenditore Andrea De Amicis, 42 anni, nipote del presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà (estraneo a ogni accusa). De Amicis è rinchiuso in carcere al termine di un’operazione coordinata dal pm Mauro Clerici e condotta dagli investigatori della polizia stradale. L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata. Le auto — si è scoperto grazie a una denuncia formalizzata dai Loyd’s — dopo l’acquisto e dopo aver ottenuto un contratto di leasing, sparivano con un furto simulato dai complici di De Amicis. Solo una tappa della destinazione finale: secondo l’accusa finivano per essere smerciate su mercati esteri. Un giro che sarebbe fruttato diversi milioni di euro a discapito di assicurazioni e società di leasing, secondo quanto emerge dall’ordinanza firmata dal gip Cristina Di Censo. Agli arresti domiciliari sono finiti anche l’avvocato Egidio Pastore, 78 anni, studio in via Caldare; la sua segretaria Anna Rita Greco e il padre di De Amicis, Aldo (che ha sposato la sorella di Podestà). De Amicis senior, oggi in pensione ma per anni primario del Fatebenefratelli in Ortopedia, è accusato di aver imposto ad alcuni medici del suo reparto le auto che vendeva il figlio. Apparivano come semplici intestatari di contratti che spesso non venivano nemmeno onorati. L’elenco di auto acquistate è impressionante. Porsche, Lamborghini Gallardo, Bmw X5, uno svariato numero di Bentley, versione extralusso. Acquistate, poi assicurate per cifre superiori al reale valore, «sovraffatturando il prezzo di vendita mediante l’indicazione di una falsa serie di optional e allestimenti non veritieri», avrebbero permesso a De Amicis e a Pastore di spartirsi poi il premio assicurativo e, con la complicità di alcuni indagati a piede libero, ottenere anche il prezzo di vendita all’estero. Gli arresti, leggendo l’ordinanza d’arresto, sembrano essere solo una tappa dell’indagine. Restano da scoprire anche i broker assicurativi che si sono prestati a sottoscrivere contratti di leasing palesemente gonfiati, ma anche l’iter seguito per l’immatricolazione al Pra (il registro automobilistico).

di EMILIO RANDACIO

Falsi incidenti, truffe alle assicurazioni: 14 condanne ad Alcamo

 

 

ALCAMO (TP). Con l’accusa di aver truffato compagnie assicurative, simulando incidenti stradali e documentando false patologie post traumatiche, quattordici persone di Alcamo, tra cui medici, liberi professionisti, falsi testimoni ed il titolare di un centro di fisioterapia, sono stati condannati dal Tribunale di Trapani a pene che oscillano tra uno e sei anni di reclusione. Il procedimento è stato avviato a seguito di un’indagine condotta nel 2009 dalla Polstrada di Trapani.

Truffa alle assicurazioni, avvocato torna in libertà. Palermo: Operazione “Phantom Crash”

PALERMO. Torna in libertà l’avvocato Rosalba Marchione finita agli arresti domiciliari lo scorso 28 novembre nel corso dell’operazione Phantom Crash della polizia con la quale era stata scoperta una truffa ai danni di importanti compagnie assicurative. I giudici hanno accolto l’istanza di revoca della misura cautelare, presentata, subito dopo l’interrogatorio di garanzia con il giudice Piergiorgio Morosini, dal legale della donna, l’avvocato Vincenzo Alesci.

LA NOTIZIA http://wp.me/p2HmWw-1gW

Operazione “Phantom Crash” Palermo – Truffa alle assicurazioni, 23 arresti: in manette anche avvocati e periti.

Un’indagine della polizia scopre una rodata organizzazione che operava nella zona di Partinico. Agli arresti domiciliari gli avvocati Ennio Cipolla e Rosalba Marchione. I finti incidenti venivano provocati in una specie di pista di collisione e poi denunciati alle compagnie.

Truffa alle assicurazioni, 23 arresti: in manette anche avvocati e periti

Auto noleggiate apposta per simulare incidenti stradali e ottenere così risarcimenti assicurativi: è uno dei risvolti della truffa scoperta a Palermo dalla polizia nell’indagine “Phantom crash” che ha consentito di individuare un’organizzazione di cui facevano parte anche avvocati e periti infortunistici e che dispondeva di una “pista di collisione” nelle campagne di Partinico dove le vetture potevano scontrarsi tra loro in modo da subire i danni per i quali poi si chiedeva l’indennizzo. Mente della frode, secondo l’accusa, Vincenzo Nobile, 54 anni, che si avvaleva della complicità dei femiliari e di altre persone di fiducia per predisporre le simulazioni dei sinistri. Vittime diverse compagnie, quali  Hdi, Fondiaria Sai, Allianz, Vittoria, Liguria, Ugf, Generali, Cattolica, Chartis insurance, Sara e Direct line. Nobile è stato condotto in carcere.

VIDEO / Gli incidenti simulati

Sono stati invece posti agli agli arresti domiciliari gli avvocati Ennio Cipolla, 44 anni e Rosalba Marchione, 35 anni, i periti assicurativi Umberto Li Vecchi, 54 anni, Fabio Orlando, 43 anni, Stefano Fedele, 65 anni e Antonio La Mantia, 52 anni, e ancora Provvidenza Saputo, 45 anni, Carmela Mattina, 55 anni, Giuseppe Marino, 47 anni, Francesco Marrocco, 36 anni. Ad altri dieci indagati sono stati notificati provvedimenti di obbligo di dimora. Associazione a delinquere finalizzata alla truffa è l’accusa contestata dal Pm Geri Ferrara, che ha diretto l’indagine, avviata circa due anni fa.

Truffa alle assicurazioni le foto degli arrestati

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I mezzi coinvolti, in molte occasioni, risultavano gli stessi anche se le targhe venivano sostituite a seguito di denunce di deterioramento o di smarrimento, e si procedeva, dunque, alla reimmatricolazione dei veicoli. In altri casi, le targhe dei mezzi coinvolti nei falsi incidenti venivano pure alterate, in modo indurre le compagnie assicuratrici in errore circa lo stato della pratica risarcitoria.

Nell’appezzamento di terreno di  proprietà di Nobile dov’era stata approntata la “pista di collisione” di circa 50 metri di lunghezza per 5 di larghezza, c’era anche deposito di parti di carrozzerie già danneggiate, di auto di diverso tipo quali portiere, cofani, paraurti ed altro materiale, da adoperare volta per volta nella costruzione dei finti sinistri.

la repubblica.it/palermo
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LA TRUFFA DELLE ASSICURAZIONI A PARTINICO

Operazione Phantom crash
Ecco i nomi degli arrestati

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CRONACA 28 novembre 2013

di Redazione

La polizia ha smantellato una organizzazione che nella zona di Partinico (Palermo) avrebbe messo a segno decine di truffe nei confronti di compagnie assicurative automobilistiche. In queste ore dalle prime luci dell’ alba è in corso l’operazione “Phantom Crash”con la quale i poliziotti del locale commissariato, insieme al Commissariato di Corleone e della Squadra Mobile di Palermo, stanno eseguendo 23 misure cautelari a carico di altrettanti soggetti ritenuti, a vario titolo, inseriti in un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe in danno di note compagnie assicurative. Tutte le persone arrestate sono di Partinico.

GUARDA LE FOTO DEGLI ARRESTATI

Ecco i nomi:

Vincenzo Nobile (’59), arresti in carcere;

Provvidenza Saputo (’68), arresti domiciliari;

Carmela Mattina (’58), arresti domiciliari;

Giuseppe Marino (’66), arresti domiciliari;

Francesco Marrocco (’77), arresti domiciliari;

Ennio Cipolla (’69), avvocato, arresti domiciliari;

Rosalba Marchione (’78), avvocato, arresti domiciliari;

Umberto Li Vecchi (’59), perito liquidatore, arresti domiciliari;

Fabio Oralndo (’70), perito liquidatore arresti domiciliari;

Stefano Fedele (’47), perito liquidatore, arresti domiciliari;

Antonio La Mantia (’61), perito liquidatore, arresti domiciliari.

I nomi delle persone coinvolte nel blitz.

L’unico a finire in carcere è stato Vincenzo Nobile, 54 anni, pregiudicato di Partinico, proprietario del fondo messo a disposizione dell’organizzazione è in cui venivano simulati gli incidenti.
Ai domiciliari vanno, invece: Provvidenza Saputo, 44 anni; Carmela Mattina, 55 anni; Giuseppe Marino, 47 anni; Francesco Marrocco, di 36; Rosalba Marchione, avvocato di 34 anni di Partinico; Ennio Cipolla, avvocato di 43 anni di Partinico; Umberto Li Vecchi, perito di 53 anni di Partinico; Fabio Orlando, perito di 42 anni di Partinico; Stefano Antonio Fedele, perito di 65 anni di Partinico; Antonio La Mantia, 51 anni, perito di Partinico.
Obbligo di dimora per Leopoldo Buda De Cesare, 54 anni; Laura Pizzo, 31 anni; Roberto Fiorentino, 22; Rosalia Ingrao, 49 anni; Anna Maria Vitale, 49; Agatino Bommarito, 54; Giuseppe Sgroi, 50; Salvatore Cassarà, 57 anni; Antonino Fedele, 38. Indagati a piede libero Ciro Pellegrino, 50 anni; Giovan Battista Saputo, 39; Salvatore Zulfo, 53 anni; Gioacchino Zulfo, 50; Agostino Tognetti, 32 anni; Francesco Miraglia, 28; Giuseppe Ferreri, 52 anni; Angelo Vitale, 36 anni; Salvatore Landa, 42 anni; Massimiliano Meli, di 40.
– See more at: http://www.palermomania.it/news.php?id=56218#sthash.60X62DQl.dpuf

I nomi delle persone coinvolte nel blitz.

L’unico a finire in carcere è stato Vincenzo Nobile, 54 anni, pregiudicato di Partinico, proprietario del fondo messo a disposizione dell’organizzazione è in cui venivano simulati gli incidenti.
Ai domiciliari vanno, invece: Provvidenza Saputo, 44 anni; Carmela Mattina, 55 anni; Giuseppe Marino, 47 anni; Francesco Marrocco, di 36; Rosalba Marchione, avvocato di 34 anni di Partinico; Ennio Cipolla, avvocato di 43 anni di Partinico; Umberto Li Vecchi, perito di 53 anni di Partinico; Fabio Orlando, perito di 42 anni di Partinico; Stefano Antonio Fedele, perito di 65 anni di Partinico; Antonio La Mantia, 51 anni, perito di Partinico.
Obbligo di dimora per Leopoldo Buda De Cesare, 54 anni; Laura Pizzo, 31 anni; Roberto Fiorentino, 22; Rosalia Ingrao, 49 anni; Anna Maria Vitale, 49; Agatino Bommarito, 54; Giuseppe Sgroi, 50; Salvatore Cassarà, 57 anni; Antonino Fedele, 38. Indagati a piede libero Ciro Pellegrino, 50 anni; Giovan Battista Saputo, 39; Salvatore Zulfo, 53 anni; Gioacchino Zulfo, 50; Agostino Tognetti, 32 anni; Francesco Miraglia, 28; Giuseppe Ferreri, 52 anni; Angelo Vitale, 36 anni; Salvatore Landa, 42 anni; Massimiliano Meli, di 40.

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I nomi delle persone coinvolte nel blitz.

L’unico a finire in carcere è stato Vincenzo Nobile, 54 anni, pregiudicato di Partinico, proprietario del fondo messo a disposizione dell’organizzazione è in cui venivano simulati gli incidenti.
Ai domiciliari vanno, invece: Provvidenza Saputo, 44 anni; Carmela Mattina, 55 anni; Giuseppe Marino, 47 anni; Francesco Marrocco, di 36; Rosalba Marchione, avvocato di 34 anni di Partinico; Ennio Cipolla, avvocato di 43 anni di Partinico; Umberto Li Vecchi, perito di 53 anni di Partinico; Fabio Orlando, perito di 42 anni di Partinico; Stefano Antonio Fedele, perito di 65 anni di Partinico; Antonio La Mantia, 51 anni, perito di Partinico.
Obbligo di dimora per Leopoldo Buda De Cesare, 54 anni; Laura Pizzo, 31 anni; Roberto Fiorentino, 22; Rosalia Ingrao, 49 anni; Anna Maria Vitale, 49; Agatino Bommarito, 54; Giuseppe Sgroi, 50; Salvatore Cassarà, 57 anni; Antonino Fedele, 38. Indagati a piede libero Ciro Pellegrino, 50 anni; Giovan Battista Saputo, 39; Salvatore Zulfo, 53 anni; Gioacchino Zulfo, 50; Agostino Tognetti, 32 anni; Francesco Miraglia, 28; Giuseppe Ferreri, 52 anni; Angelo Vitale, 36 anni; Salvatore Landa, 42 anni; Massimiliano Meli, di 40.

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BLOG SICILIA

https://peritiauto.wordpress.com/2013/12/05/truffa-alle-assicurazioni-avvocato-torna-in-liberta-palermo-operazione-phantom-crash/

False assicurazioni Rc auto – Arresti in provincia di Caserta

 

Dietro il traffico illecito non ci sarebbero i clan della camorra

I Carabinieri di Sessa Aurunca hanno sgominato un’organizzazione criminale che commercializzava false polizze. Eseguite 17 ordinanze di custodia cautelare e sequestrati oltre 2 mila contrassegni contraffatti. Sono 45 le persone complessivamente indagate. La vendita avveniva attraverso attraverso un call-center collegato a un numero verde utilizzato per la stipula dei contratti on-line

Contratti d’assicurazione auto falsi commercializzati online e attraverso un call-center. Era l’affare principale svolto da un’organizzazione criminale sgominata dai carabinieri di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, che vendeva su vasta scala di false polizze assicurative Rca. Tra le 17 persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche due ritenute vicine al clan ‘Mariniello’ di Acerra e una ritenuta contigua al clan dei Casalesi ma per gli inquirenti la camorra non avrebbe un ruolo specifico nella vicenda. Quarantacinque quelle complessivamente coinvolte nell’indagine. I militari dell’Arma hanno anche sequestrato oltre 2 mila contrassegni contraffatti, anche di compagnie estere, venduti attraverso un call-center collegato a un numero verde utilizzato per la stipula dei contratti on-line.

Associazione a delinquere finalizzata alla truffa l’imputazione per i destinatari degli ordini d’arresto emessi dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). L’organizzazione operava attraverso una stamperia dove si riproducevano i tagliandi falsi, allestita a Villa Literno nell’abitazione di uno degli arrestati, e un call-center stabilito a Castel Volturno, presso l’abitazione di una donna, arrestata dai Carabinieri. I tagliandi falsi erano venduti anche attraverso agenti e agenzie assicurative compiacenti.

Il prodotto assicurativo maggiormente venduto era una polizza a breve termine, cinque giorni di copertura, che ha anche dato il nome all’operazione delle forze dell’ordine, chiamata appunto ‘Cinque giorni’ coordinata dai giudici inquirenti di Santa Maria Capua Vetere.

Segnalato da Daniele Antonio Iavarone su Linkedin Gruppo Periti Auto