CATANIA Truffe ad assicurazioni Arrestati due vigili e oltre 50 indagati

Due ispettori della polizia municipale, Salvatore Saeli, 55 anni, e Attilio Mazzara, 52 anni, e una guardia particolare giurata, Giuseppe Santo Privitera, 49 anni, arrestati dalla polizia stradale nell’ambito di un’inchiesta sul truffe ai danni di compagnie di assicurazioni con incidenti stradali presentati in modo da diverso da come si erano verificati.Altre 53 persone sono indagate

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(AGI)(AGI)

Catania – L’indagine è iniziata nel 2012 in seguito a una segnalazione trasmessa alla Procura della Repubblica dallla polizia municipale circa una serie di presunte anomalie nelle pratiche relative ad alcuni incidenti stradali per i quali i rilievi erano stati compiuti da Saeli e Mazzara. In almeno 20 sinistri tra aprile e ottobre del 2011 gli atti sono risultati redatti sempre da un singolo appartenente della polizia municipale e che in molti casi risultava libero dal servizio o mentre era in congedo o in malattia. In tutti gli incidenti erano segnalati feriti, per i quali però non risultavano mai interventi di ambulanze ma solo referti, sempre del pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi. Nei rapporti, poi, mancavano i rilievi planimetrici completi. I sinistri venivano trattati per le procedure risarcitorie dei due avvocati sospesi. La truffa consisteva non nel denunciare falsi incidenti ma nel presentare come più gravi eventi effettivamente accaduti, modificandone artificiosamente la dinamica, i protagonisti e i luoghi in modo da assicurarsi ii risarcimenti da parte delle assicurazioni. (AGI) Due ispettori della polizia municipale di Catania, Salvatore Saeli, 55 anni, e Attilio Mazzara, 52 anni, e una guardia particolare giurata, Giuseppe Santo Privitera, 49 anni, sono stati arrestati da agenti della polizia stradale nell’ambito di un’inchiesta sul truffe ai danni di compagnie di assicurazioni con incidenti stradali presentati in modo da diverso da come si erano verificati. Il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare ha disposto anche l’interdizione dall’esercizio della professione forense per due mesi degli avvocati Girolamo Graziano Miraldi e Rosario Mauro Privitera. Altre 53 persone sono indagate. L’indagine è iniziata nel 2012 in seguito a una segnalazione trasmessa alla procura della Repubblica dalla polizia municipale circa una serie di presunte anomalie nelle pratiche relative ad alcuni incidenti stradali per i quali i rilievi erano stati compiuti da Saeli e Mazzara.

Truffa milionaria sui mutui Il pm chiude la maxi inchiesta

False perizie per «gonfiare» dei prestiti mai rimborsati Verso il rinvio a giudizio di tre immobiliaristi bresciani  Irrisolto il nodo delle presunte complicità di alto livello

False perizie e stime «gonfiate»: era un giro milionario

False perizie e stime «gonfiate»: era un giro milionario

Perizie compiacenti avevano trasformato dei ruderi in case di lusso gonfiando in modo fraudolento il valore degli immobili. Attraverso acquirenti di comodo, riuscirono a ottenere dalle banche mutui rimborsati poi solo in minima parte. In questo modo truffarono dieci istituti di credito e riuscirono ad intascare cinque milioni di euro attraverso 42 raggiri messi a segno nel Cremonese e nel Bresciano dal giugno del 2006 fino all’estate del 2011.
Ora la procura ha chiuso l’indagine nei confronti di settanta indagati, tra cui cinque professionisti finiti un anno fa in manette nell’ambito dell’inchiesta «Domus» della Guardia di finanza di Cremona, coordinata dal sostituto procuratore Fabio Saponara. Fra i presunti registi della truffa figurano un immobiliarista di Rovato e due di Manerbio. Per loro e altre 67 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, si va verso la richiesta di rinvio a giudizio. Dieci venditori degli immobili al centro della truffa – uno residente in Franciacorta e tre nella Bassa – sono usciti dall’inchiesta. Assistiti dall’avvocato Paolo Carletti, hanno dimostrato di essere stati vittime e non complici del raggiro, ha detto l’avvocato Paolo Carletti. Il blitz scattò nel maggio del 2013, quando furono arrestati Cristian S. e la sua compagna Simona D., entrambi residenti a Ostiano. In cella finirono anche i titolari di tre agenzie immobiliari: Stefano B. e Mario S. di Manerbio e Pierluigi T. di Rovato. Tutti sono attualmente in libertà.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il meccanismo della truffa era semplice «ma – si leggeva nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip, Guido Salvini -, seriale e portata avanti con grande capacità organizzativa in un momento in cui era facile accendere mutui». Individuate le case da acquistare, generalmente immobili fatiscenti, i titolari delle agenzie stilavano false perizie di stima. Poi assoldavano i compratori fittizi, pregiudicati o sinti reclutati nei campi nomadi di Pavia, come Athos, 30 anni, nipote di Mafalda, «la regina dei rom» morta nel ’77. Contraffatte erano anche le attestazioni di reddito degli acquirenti di comodo.
OTTENUTO IL MUTUO, gli immobiliaristi intascavano la differenza fra il prezzo reale e quello gonfiato, ne consegnavano una parte ai complici neointestatari della casa che nel frattempo si erano resi irreperibili, interrompendo il rimborso del prestito fondiario. Quarantatre gli episodi contestati: fra questi compravendite ad Alfianello, Cerveno, San Gervasio, Urago d’Oglio, Verolanuova, Pontevico, Seniga, Borgo San Giacomo, Gambara, Milzano, Comezzano-Cizzato, Rovato e Palazzolo.
Nell’indagine restano alcuni punti oscuri. «Non vi è dubbio alcuno che gli indagati, per portare a compimento la truffa – ha scritto fra l’altro il Gip -, potevano contare stabilmente su non ancora individute complicità di funzionari di banca, promotori finanziari, professionisti incaricati della stima degli immobili nonchè sui notai incaricati di redigere i contratti».

R.PR.