Periti assicurativi, lotta continua per sopravvivere ai cambiamenti.

150509-Affari&Finanza-Periti assicurativiTra diminuzione degli incidenti e incremento dei rapporti diretti tra compagnie assicurative e carrozzieri, si riduce il business di questa categoria professionale, che ebbe un boom quando l’Rc Auto divenne obbligatoria

Tra diminuzione degli incidenti e incremento dei rapporti diretti tra compagnie assicurative e carrozzieri, si riduce il business dei periti assicurativi.

La professione nacque come consulenza per avvocati e giudici, chiamati a dirimere le cause per i risarcimenti richiesti dagli automobilisti danneggiati nei confronti di quelli che avevano procurato l’incidente. A seguito dell’introduzione, con la legge 990 del 1969, dell’obbligatorietà dell’assicurazione per la responsabilità civile delle automobili (Rca), ci fu un vero boom delle perizie per incidenti: «In quegli anni – spiega Marco Mambretti, presidente di Aicis (Associazione italiana consulenti infortunistica stradale) – i periti entrarono nell’orbita delle società di assicurazione, con l’incarico di quantificare i danni subiti dalle automobili, e ad essi si aggiunsero molti ‘dopolavoristi’, come i vigili, esperti del codice della strada, gli stessi autoriparatori».

L’importanza dei periti assicurativi crebbe in parallelo con la motorizzazione del Paese, tanto che nel 1992 si pervenne alla regolamentazione di questa figura professionale. La regolamentazione della professione riguardò anche le tariffe, senza che assumessero però valore legale. «In ogni caso, dal 1992 – ricorda il Presidente di Aicis – vi fu un duplice sistema tariffario: uno per gli incarichi dei privati (automobilisti, avvocati), e un altro per la remunerazione dell’attività svolta per le compagnie assicurative, frutto quest’ultimo di un negoziato con l’Ania».

In parallelo con la regolamentazione della professione, emerse un primo problema per i periti assicurativi: l’accordo tra Ania e il mondo dell’artigianato, e meccanici). «Quell’accordo – continua Mambretti – prevedeva una quantificazione precisa sia del costo dei ricambi, sia del lavoro necessario per le riparazioni, con il risultato che il perito si limitava a identificare i danni degli incidenti automobilistici, visto che per la quantificazione economica bisognava necessariamente utilizzare i parametri dell’accordo».

Questo ‘ridimensionamento professionale’ continuò fino al 2002, quando l’Antitrust dichiarò contrario alle regole della concorrenza l’accordo tra Ania e autoriparatori, così come il sistema delle tariffe dei periti. Pertanto, se da una parte il perito assicurativo riprese il compito di quantificare anche il valore economico dei danni alle auto, dall’altra, la pressione competitiva fece sì che, in assenza di un sistema tariffario di fatto obbligatorio, i compensi dei periti si riducessero rispetto a quelli vigenti nel sistema precedente.

Con la disdetta dell’accordo, per effetto della sentenza dell’Antitrust, le compagnie trovarono utile stabilire convenzioni con i carrozzieri, con il risultato di procedere ulteriormente in quel lento processo che sta portando alla marginalizzazione della figura del perito. Infatti, se nei primi tempi il perito, in contraddittorio con l’autoriparatore, quantificava il danno economico subito dall’automobile a causa dell’incidente, oggi alcune compagnie assicurative rendono di fatto obbligatorio per l’assicurato il ricorso al carrozziere convenzionato, evitando così, per motivi di risparmio, la stima del perito.

Con la riforma del settore assicurativo, operata dal decreto legislativo 209/2005, è stato poi previsto, in caso di incidenti che coinvolgano solo due vetture, il risarcimento diretto da parte dell’assicurazione dell’automobilista danneggiato, circostanza che ha ancora di più favorito il ricorso ai carrozzieri convenzionati. «Ad aggravare la situazione– ammette il Presidente di Aicis – si è aggiunta inoltre una prassi di mercato, secondo la quale le compagnie incentivano i periti a ridurre il costo medio dei danni, o il costo complessivo dei sinistri liquidati». In questo contesto si innesta poi il trend (certamente positivo per la collettività) di riduzione del numero di incidenti, tanto che si è passati dai 14 ogni 100 vetture degli anni 90, a 6. In altre parole, dai 6,5 milioni di incidenti all’anno si è arrivati ai 2,2 milioni attuali.

Insomma, per gli 8.500 periti assicurativi è sempre più difficile svolgere il proprio lavoro. Quindi cosa fare? «Lo sviluppo della professione passa per nuove attività – dichiara Mambretti – come il controllo dell’esecuzione delle riparazioni, e la verifica della funzionalità dei sistemi di sicurezza, in particolare delle nuove tipologie di auto, come le ibride, le elettriche, circostanza che richiede però l’acquisizione di nuove professionalità, utili sia alle assicurazioni, sia alla società civile».

(di Massimiliano Di Pace – Repubblica Affari & Finanza)

ANIA e PD tagliano il danno da morte e alla persona

danno da morte

A pagare i profitti delle compagnie assicurative saranno le vittime della strada e gli artigiani carrozzieri, costretti a stringere patti con le compagnie per sopravvivere.

Continua il dibattito sulla riforma delle RC Auto e sull’introduzione di nuovi parametri di riferimento per il calcolo del risarcimento in caso di sinistro stradale. Unica costante nella vicenda, però, sembra essere il tentativo di favorire la lobby delle compagnie assicurative a spese dei contribuenti e delle vittime.Il Gruppo Pd, infatti, anziché concentrarsi sui punti contenuti nella Carta di Bologna, sostenuta da oltre 30 associazioni del settore, ha deciso di sposare l’emendamento presentato in Parlamento da CNA e le Confederazioni, tramite rete Imprese Italia che obbligherà i riparatori a concordare preventivamente il costo della riparazione con il perito assicurativo.E’ stata inoltre manifestata la volontà di intervenire sulle lesioni gravi e gravissime e sul danno da morte.

“Questi emendamenti uccideranno un’intera categoria di artigiani, i carrozzieri, e il diritto delle vittime ad essere risarcite. – Ha commentato Stefano Mannacio, membro CUPSIT – Comitato Unitario Patrocinatori Stragiudiziali Italiani. – Ora succederà ciò che è già successo per i colpi di frusta: i periti saranno istruiti dalle direzioni generali a risarcire sulla base di parametri rigorosamente stabiliti dalle compagnie. Le trattative stragiudiziali si bloccheranno. Per ottenere un risarcimento integrale bisognerà fare cause defatiganti. E, come se questo non fosse un quadro già abbastanza tragico, ben presto le compagnie avranno in pugno anche gli artigiani carrozzieri, costretti a piegarsi alle loro richieste per mantenere in vita la propria officina.”

“Stanno cercando di svendere il nostro lavoro al miglior offerente, ma Federcarrozzieri venderà cara la pelle dei propri associati! – Ha dichiarato Davide Galli, Presidente di Federcarrozzieri. – Il settore degli artigiani carrozzieri si trova in un momento di profonda difficoltà, con la più alta pressione fiscale d’Europa, che uccide ogni giorno decine di officine e limita la concorrenza, favorendo il lavoro sommerso, ingrassando le tasche di artigiani abusivi e favorendo le aziende che hanno personale a nero. Con i nuovi emendamenti saranno le Compagnie a stabilire il costo del nostro lavoro. Abbiamo incontrato tutti, dalla commissione finanza alla senatrice Vicari, ora è rimasto sola una persona da incontrare, appuntamento confermato.

Consegneremo le chiavi delle carrozzerie associate e i documenti dei consorzi che insieme a Federcarrozzieri prendono le distanze dalle confederazioni invitando i propri iscritti ad abbandonare la nave non rinnovando le
tessere confederali.”

Indignato il commento alla vicenda da parte dell’Associazione Italiana Familiari delle Vittime della Strada Onlus, che ha deciso di inviare una lettera aperta ai rappresentanti delle Istituzioni e dei Partiti presenti in parlamento. “Siete ancora in tempo per riaffermare agli occhi dei cittadini la Vostra dignità e il vostro ruolo di rappresentanza sociale, impedendo che si compia un vergognoso colpo di mano nella definizione del decreto “Destinazione Italia”, a danno delle vittime. – Scrive il Presidente Giuseppa Cassaniti Mastrojeni. – Non possiamo accettare che addirittura la sinistra sia a favore della diminuzione dei risarcimenti alle vittime. Smettetela di raccontare la favola dei risarcimenti e delle tariffe più basse in Europa rispetto all’Italia.”

Di seguito l’elenco completo dei punti contenuti all’interno della Carta di Bologna:

1. Portabilità delle polizze (Loi Hamon )

2. Riduzione tasso concentrazione sul mercato delle compagnie assicuratrici

3. Reale indipendenza di Ivass e Antitrust

4. Rottamazione risarcimento diretto

5. Libertà di scelta del riparatore (Loi Hamon )

6. Libera circolazione dei diritti di credito

7. Tutela delle Vittime con integrali risarcimenti

8. Libertà di scelta nelle cure

9. Libertà di valutazione del medico legale

10. Pene certe per i pirati della strada

11. Attenzione alla sicurezza attiva e passiva

12. Agenzia antifrode in campo assicurativo

La Carta di Bologna è stata promossa da: Federcarrozzieri, Associazione Familiari Vittime della Strada

(AIFVS), il Sindacato Italiano Specialisti in Medicina Legale e delle Assicurazioni (SISMLA), Assoutenti, il

Comitato Unitario Patrocinatori Stragiudiziali Italiani (CUPSIT), la Commissione RC dell’Organismo Unitario

dell’Avvocatura (OUA), l’Unione Avvocati Responsabilità Civile e Assicurativa (UNARCA), l’Associazione

Culturale Mo Bast!, l’Associazione Valore Uomo e lo Sportello dei Diritti.

Oltre alle associazioni promotrici, hanno sostenuto l’iniziativa Associazioni Carrozzieri Sardegna, Banca del

Veicolo, Consorzio Carrozzerie Artigiane, Consorzio Carrozzieri Artigiani, Consorzio Carrozzieri Bresciani,

Consorzio Autoriparatori Pontini, Consorzio In Rete Car, Rete Amica Carrozzeria della Val d’Aosta,

Associazione Periti Campani, Consorzio Carrozzieri Trentini, Consorzio TUO Torino, Carrozzeria Aperta,

Centro Tutela Consumatori Risparmiatori, Consorzio Gruppo Carrozzieri, Evolgo! Rete Impresa Carrozzeria

Italiane, Rete Carrozzeria Trasparente, SISCESA CISL – Sindacato Italiano Consulenti ed Esperti del Settore

Assicurativo, SISPA UGL – Sindacato Italiano Periti Assicurativi, UNILPI – Unione Nazionale Italiana Liberi

Professionisti e Infortunistiche, Consorzio Carrozzerie Riunite, Associazioni Carrozzieri della Provincia di

Genova, Centro Artigiano di Revisione, Gruppo Autoriparatori Uniti e SicurAUTO.it.

L’AICIS contro le decisioni “unilaterali” delle Compagnie

logo aicis

L’AICIS denuncia le decisioni “unilaterali” delle Compagnie i problemi di pagamento che stanno subendo Consulenti di Infortunisica Stradale e Periti
Riportiamo un comunicato stampa dell’AICIS (Associazione Italiana Consulenti Infortunistica Stradale) che ci informa dei problemi di pagamento che stanno subendo Consulenti di Infortunisica Stradale e Periti- Significativa la situazione in casa Unipol-Fondiaria Sai, che ha sospeso fino al nuovo anno la possibilità di fatturare i compensi professionali.

“L’AICIS, coerentemente con il proprio ruolo, porta a conoscenza delle Istituzioni e degli Organi d’Informazione la situazione creatasi, ad ampio raggio, nei confronti dei propri Associati e di tutti i Periti. Uno schieramento composto da 4000 professionisti (ma che con l’indotto tocca 25mila gruppi famigliari), ai quali è demandato l’accertamento della stima dei danni derivanti dalla circolazione in maniera obiettiva e tale da fare emergere i tentativi di raggiro nei confronti delle Compagnie d’Assicurazione.
Al pari di tanti altri lavoratori autonomi e professionisti appartenenti ad altri Albi e Ordini, anche gli iscritti all’AICIS ultimamente subiscono il peso di decisioni unilaterali dei committenti che sfruttano la propria posizione di forza nel rapporto con le reti dei collaboratori esterni, spesso in contrasto con le normative vigenti sia in fatto di tempistiche riguardanti i pagamenti sia di adempimenti tributari. Infatti, molte Compagnie di Assicurazione attuano metodi di fatturazione dei compiti attribuiti ai Consulenti d’Infortunistica Stradale che decretano tempi di pagamento che arrivano sino a 120 giorni. Particolarmente significativo, ma soprattutto grave e ormai inaccettabile, è quanto messo in atto dal Gruppo Unipol-FondiariaSai che ultimamente ha sospeso fino al nuovo anno la possibilità di fatturare i compensi professionali. Per questo motivo l’AICIS ha chiesto con una nota ufficiale l’interessamento dell’On. Presidente del Consiglio dei Ministri, di tutti i Gruppi Parlamentari presso la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, del Presidente IVASS (Autorità di controllo del mercato assicurativo), del Presidente CONSAP (Organismo che gestisce vari fondi di garanzia e il ruolo Periti assicurativi), del Presidente AGCM (Antitrust) nonché dell’Amministratore Delegato UNIPOL Assicurazioni Spa, anche alla luce delle recenti vicissitudini economiche che hanno portato all’acquisizione di Fondiaria-Sai da parte di UNIPOL, di verificare relativamente a questa comunicazione ingiustificata e unilaterale, da un lato, la reale disponibilità di cassa della Compagnia e, da un altro lato, se con tale operazione non si cerchino coperture di buchi di bilancio o si vadano a dichiarare, in sede di redazione dello stesso, utili fittizi. Contestualmente, l’AICIS chiede un incontro con il Governo e i Gruppi Parlamentari per rappresentare quei meccanismi e comportamenti interni al mercato assicurativo, che certamente non emergono nel corso delle audizioni parlamentari.
Le recenti notizie circa il sequestro Milionario a favore di Unipol, rafforzano i timori espressi nel precedente comunicato relativamente a disponibilità di cassa di Unipol, alle coperture di bilancio ed agli utili fittizi”.

Rca: l’Antitrust interviene. Ed è subito polemica – Antitrust chiama, Ania risponde, il CUPSIT dice la sua su al Volante.

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Il garante del mercato e della concorrenza denuncia il caro-tariffe: gli rispondono le compagnie e i patrocinatori stragiudiziali.

CHI FERMERÀ L’ESCALATION? – Non che si trattasse di una grande novità: già era stranoto che gli automobilisti italiani pagano Rca carissime. Comunque, la recente indagine Antitrust conferma che le tariffe in Italia sono in media più elevate, e crescono più velocemente, rispetto a quelle dei principali paesi europei: si sborsa più del doppio rispetto a Francia e Portogallo; e la Rca italiana supera quella tedesca dell’80% e quella olandese del 70%. La crescita dei prezzi per l’assicurazione sul periodo 2006-2010 è stata quasi il doppio di quella della zona Euro e quasi il triplo di quella registrata in Francia. Il motivo? Risaputo anche questo: il nostro paese si caratterizza per la frequenza e per il costo medio dei sinistri, i più elevati tra i principali paesi europei. Tuttavia, il numero delle frodi ai danni delle compagnie accertate in Italia è quattro volte inferiore a quello del Regno Unito, e la metà di quello della Francia.

COME INTERVENIRE – L’Antitrust individua cinque punti critici della Rca in Italia. Primo: i rimborsi alle compagnie che risarciscono i propri assicurati dovrebbero essere determinati sulla base di forfait definiti secondo le modalità attuali, ma decurtati di una percentuale: andrebbero cioè previsti livelli via via decrescenti delle somme che oggi le compagnie si pagano reciprocamente a fronte dei danni causati dai propri assicurati. Secondo: nuovi modelli contrattuali che aumentino sia la capacità di controllo dei risarcimenti da parte delle compagnie, sia le possibilità di selezione da parte degli assicurati. Terzo: eliminare qualunque elemento di incertezza sulle microlesioni permanenti, rendendo risarcibili solo quelle che emergono da indagini strumentali. Quarto: certezza e chiarezza in merito alle classi interne, prevedendo, in caso di cambiamento di compagnia assicuratrice, che quella nuova attribuisca al neo cliente una classe interna non inferiore a quella che assegnerebbe a un suo assicurato di uguali caratteristiche di rischio. Quinto: favorire lo sviluppo di nuovi ed efficaci strumenti online utili alla comparazione di un ampio numero di premi per la Rca.
ITALIANI POCO “MOBILI” – L’Antitrust denuncia che il tasso di mobilità tra una compagnia e l’altra (un’arma a disposizione dei consumatori per stimolare la concorrenza) è in realtà ancora basso, intorno al 10%: nel periodo 2007-2010, solo le compagnie telefoniche, che tuttavia rappresentano solo un 5% del mercato, sono state caratterizzate da maggiore mobilità in termini di ingressi (16-18%).
SCATOLA NERA? UN FLOP – Anche il ricorso alla scatola nera (vedi qui), dice il Garante, non è stato incentivato: gli oneri contrattuali a carico della clientela per l’istallazione superano gli sconti offerti dalle compagnie. Il numero di contratti con la scatola nera non ha superato il 3% del totale.
L’ANIA: IL PROBLEMA DELLE FRODI – All’indagine Antitrust ha fatto seguito il commento dell’Ania (l’associazione delle assicurazioni), che sostanzialmente concorda col Garante sui motivi che determinano forti differenze di prezzo della Rc auto tra l’Italia e altri paesi europei. In più, l’Ania aggiunge “due punti trascurati dall’Antitrust: va resa operativa con urgenza la tabella per la valutazione economica delle lesioni più gravi, ferma da mesi dopo aver completato l’iter autorizzativo. Il costo delle lesioni gravi in Italia è il doppio che in altri Paesi. E le imprese italiane dovrebbero poter disporre degli stessi strumenti di indagine utilizzati dalle imprese di tutti gli altri paesi e contare su un sistema investigativo e giudiziario efficiente”.
MA I PATROCINATORI NON CI STANNO – Sulla questione, alvolante.it ha voluto sentire anche l’opinione di Stefano Mannacio, presidente del Cupsit (il comitato che riunisce i patrocinatori stragiudiziali): “Il risultato dell’indagine conoscitiva dell’Antitrust sposa, come mai prima, il programma delle compagnie. Che le assicurazioni desiderino pagare i sinistri come vogliono, quando vogliono, con i loro riparatori, con i loro medici e senza alcun contraddittorio, è cosa nota. Che lo desideri anche l’Antitrust, pubblicando un’indagine conoscitiva che si avvale, nei punti critici, solo dei dati dell’Ania e dell’ex autorità di controllo, suscita grandi perplessità. Visto il mutamento radicale dell’orientamento dell’autorità rispetto a documenti precedenti, la domanda è la seguente: è ancora utile il sistema delle Autorità di controllo che, tra scandali di natura finanziaria, indagini conoscitive ‘parziali’ e indagini giudiziarie, invece di salvaguardare il mercato e i consumatori avalla progetti azzardati di fusioni e concentrazioni di imprese traballanti come Unipol e Fonsai? Non è forse meglio restituire le competenze ai ministeri competenti?”.Da CUPSIT 26 febbraio 2013

———- Messaggio inoltrato ———-
Da: luigi mercurio <mercurio_luigi@tin.it>
Date: 26 febbraio 2013 22:16
Oggetto: Antitrust chiama, Ania risponde, il CUPSIT dice la sua su al Volante.
A: info@peritiauto.it

leuropa sorride agli autoriparatori indipendenti

RC AUTO: ANIA, IN ITALIA RISARCIMENTI DOPPI RISPETTO AGLI ALTRI PAESI E TROPPE FRODI

I prezzi della Rc auto, sostiene l’associazione delle imprese di assicurazione, sono più alti in Italia a causa di una frequenza dei sinistri doppia che in altri paesi, di risarcimenti molto più elevati (soprattutto per i danni alla persona) e di una inadeguata azione di contrasto dei reati di frode in assicurazione

Replica a stretto giro da parte dell’ANIA a quanto affermato dall’Antitrust a seguito della conclusione dell’indagine conoscitiva sullo stato dell Rc auto in Italia. L’associazione delle imprese concorda con l’authority “sull’identificazione dei fattori che determinano forti differenze di prezzo della Rc auto tra l’Italia e altri paesi europei. L’indagine conclusa oggi evidenzia, infatti, che il nostro Paese è caratterizzato da un più elevato costo dei risarcimenti“.

In generale, l’ANIA ritiene che le proposte dell’Antitrust debbano costituire un elemento di riflessione per ridurre i costi del sistema. In particolare, l’associazione però sottolinea che:

  1. Va modificato il meccanismo di calcolo dei forfait nel sistema del risarcimento diretto. La legge già prevede la necessità di rivederlo. La questione fondamentale è consentire a ogni singola impresa di controllare come e quanto è stato liquidato per i danni causati dal proprio assicurato;
  2. Vanno incentivate le forme contrattuali – quali la clausola di risarcimento in forma specifica o l’utilizzo della “scatola nera” – che determinano la riduzione dei prezzi, ferma restando la libertà delle imprese di offrire tali modelli contrattuali;
  3. Va eliminato qualunque elemento di incertezza sulle lesioni micro-permanenti rendendo risarcibili solo quelle che emergono da indagini strumentali;
  4. Va rivisto il sistema bonus malus, reso ormai obsoleto dagli interventi normativi che sono stati sviluppati nel tempo;
  5. Lo strumento on line per la comparazione efficace di tutti i premi Rc auto applicati dalle imprese non può che essere il preventivatore dell’IVASS.

L’ANIA aggiunge inoltre due punti che ritiene trascurati dall’analisi dell’Antitrust:

  • Va emanata con urgenza la tabella per la valutazione economica delle lesioni più gravi, inspiegabilmente ferma da mesi dopo aver completato l’iter autorizzativo. Il costo delle lesioni gravi in Italia è il doppio che in altri Paesi;
  • Sulle tema delle frodi l’ANIA vuole essere molto chiara: le imprese italiane vorrebbero disporre degli stessi strumenti e modalità di indagine utilizzati dalle imprese di tutti gli altri paesi e poter contare su un sistema investigativo e giudiziario efficiente.

La legge attribuisce all’IVASS nuovi poteri in materia – conclude l’associazione –, che vanno nella giusta direzione di favorire il coordinamento delle attività delle imprese con quelle delle forze dell’ordine, anche al fine di superare i problemi sollevati in passato in materia di privacy. L’ANIA sta collaborando con l’IVASS per costruire i data base informatici necessari per identificare la mancata assicurazione e gli elementi di frode. Si tratta di un’indispensabile azione di recupero della legalità che andrà a vantaggio dell’intera collettività. L’implementazione di queste misure determinerà una significativa riduzione dei prezzi Rc auto“.

Intermedia Channel

ANTITRUST, RC AUTO: CHIUSA INDAGINE CONOSCITIVA

  Per ridurre gli oneri a carico degli automobilisti bisogna riformare il sistema del risarcimento diretto e introdurre nuovi modelli contrattuali finalizzati al controllo dei costi per ridurre i premi. Facilitare la mobilità tra una compagnia e l’altra, introducendo sistemi di confronto semplici e rivedendo il meccanismo delle classi di merito interne. In Italia polizze più care che negli altri paesi europei, più sinistri ma minori frodi scoperte. Maggiori anche i costi dei risarcimenti. Pensionati, giovani e quarantenni i più penalizzati

 

 Modificare il sistema del risarcimento diretto introducendo meccanismi che incentivino il controllo dei costi da parte delle compagnie assicurative, per recuperare efficienza e trasferirne i benefici ai consumatori in termini di premi più bassi. Prevedere, inoltre, nuovi modelli contrattuali che consentano, a fronte di sconti consistenti da garantire all’assicurato, la riduzione dei costi tramite lo sviluppo del risarcimento in forma specifica o dietro fattura. Sono alcune delle proposte avanzate dall’Antitrust nella chiusura dell’indagine conoscitiva sulla Rc Auto, decisa il 6 febbraio scorso, finalizzate a rendere meno onerose le polizze obbligatorie che gravano sugli automobilisti.

L’Autorità – riporta il comunicato ufficiale – suggerisce anche soluzioni che facilitino la mobilità tra un’assicurazione e un’altra, rivedendo il meccanismo delle classi di merito interne e mettendo a punto preventivatori che aiutino i consumatori a scegliere la polizza più conveniente. Vediamole in sintesi:

GLI INTERVENTI POSSIBILI

L’indagine, svolta su un campione rappresentativo dell’82% del mercato e delle polizze effettivamente pagate, conferma numerose criticità di natura concorrenziale che si riflettono, da una parte, in livelli, tassi di crescita e variabilità dei premi non concorrenziali; dall’altra, in strutture dei risarcimenti a carico delle compagnie non efficienti in senso produttivo, anch’esse proprie di un equilibrio non concorrenziale. L’introduzione della procedura di risarcimento diretto nel 2007 non sembra aver interrotto questo circolo vizioso.

Gli ultimi interventi normativi, che vanno nella giusta direzione, richiedono ulteriori perfezionamenti oltreché la loro puntuale attuazione e un’attenta verifica. L’Antitrust suggerisce tra l’altro:

  1. Il rimborso alla compagnia che risarcisce il proprio assicurato danneggiato dovrebbe avvenire, sempre tramite stanza di compensazione, come accade oggi, sulla base di un forfait definito secondo le modalità attualmente in vigore, ma decurtato di una percentuale (cd. il “recupero di efficienza“). Andrebbero in sostanza previsti livelli via via decrescenti all’ammontare che oggi le compagnie si pagano reciprocamente a fronte di un danno causato da un proprio assicurato. Ciò avverrebbe introducendo un “cap” sul forfait, così modificando l’attuale sistema di rimborso basato sul mero costo storico. Verrebbe in questo modo innescato un incentivo per le compagnie a controllare e contenere i costi (in parte dovuti anche alle frodi).
  2. Vanno adottati modelli contrattuali che aumentino, da una parte, la capacità di controllo dei risarcimenti da parte delle compagnie e, dall’altra, le possibilità di autoselezione da parte degli assicurati. Il regolatore dovrebbe operare affinché vengano introdotte clausole, facoltative per l’assicurato, associate a congrui sconti di premio (ad esempio risarcimento in forma specifica, con riparazione presso autofficine convenzionate con l’assicurazione, prestazioni di servizi medico-sanitari resi da professionisti individuati e remunerati dalle compagnie). Anche l’installazione della ‘scatola nera’ deve avvenire a fronte di una forte scontistica.
  3. Dal lato dei costi occorre eliminare qualunque elemento di incertezza sulle lesioni micro permanenti rendendo risarcibili solo quelle che emergono da indagini strumentali e va prevista la possibilità di ispezionare i veicoli danneggiati nel corso di un sinistro (CARD) anche per la compagnia del responsabile.
  4. Vanno introdotte certezza e chiarezza in merito alle classi interne, prevedendo, in caso di cambiamento dell’assicuratore, che la ‘nuova’ compagnia attribuisca all’assicurato una classe interna non inferiore a quella che verrebbe assegnata ad un proprio assicurato avente le stesse caratteristiche di rischio.
  5. Va favorito lo sviluppo di nuovi ed efficaci strumenti on line utili alla comparazione di un ampio numero di premi per l’RC Auto di facile e immediato utilizzo e, grazie a idonee icone grafiche, con la specificazione delle principali esclusioni e rivalse connesse a ciascuna offerta.

IN ITALIA PREMI DOPPI RISPETTO A FRANCIA E PORTOGALLO

L’indagine conferma che i premi Rc Auto in Italia sono in media più elevati e crescono più velocemente rispetto a quelli dei principali paesi europei: il premio medio è più del doppio di quelli di Francia e Portogallo, supera quello tedesco dell’80% circa e quello olandese di quasi il 70%. La crescita dei prezzi per l’assicurazione sul periodo 2006-2010 è stata quasi il doppio di quella della zona Euro e quasi il triplo di quella registrata in Francia.

Parallelamente il nostro Paese si caratterizza per la frequenza sinistri e il costo medio dei sinistri più elevati tra i principali paesi europei: in particolare, la frequenza sinistri è quasi il doppio di quella in Francia e in Olanda e supera di circa il 30% quella in Germania; il costo medio dei sinistri in Italia supera quello della Francia di circa il 13%, quello della Germania di oltre il 20% ed è più del doppio di quello del Portogallo. Tuttavia il numero delle frodi accertate ai danni delle compagnie in Italia appare quattro volte inferiore a quello accertato dalle compagnie nel Regno Unito e la metà di quello accertato in Francia.

PENSIONATI, GIOVANI E QUARANTENNI I PIU’ PENALIZZATI

L’indagine conferma, analizzando le polizze reali, aumenti molto forti successivi all’introduzione del risarcimento diretto. E’ stata condotta su sette ipotetici profili di assicurati diversi, ciascuno dei quali con caratteristiche di rischio diverse. Ad ogni compagnia è stato quindi chiesto di fornire informazioni sui premi effettivamente corrisposti da ciascun profilo di assicurato in ciascuna delle trenta province analizzate. I premi per l’RC Auto sono cresciuti sull’arco temporale analizzato (2007-2010)  a tassi piuttosto significativi per quasi tutti i profili di assicurato e in larga parte degli ambiti provinciali considerati nell’indagine, sia per i maschi che per le femmine. I pensionati con vetture di piccola cilindrata, i giovani con ciclomotori e i quarantenni con i motocicli sono le categorie di assicurati per le quali i premi sono aumentati in gran parte delle province incluse nel campione analizzato. Ad esempio, gli aumenti annui medi delle polizze RC Auto a livello provinciale sul periodo 2007-2010 hanno raggiunto il 20% all’anno nel caso di un neo-patentato con un’autovettura di piccola cilindrata, il 16% all’anno per un quarantenne con un’autovettura di media cilindrata, il 9-12% all’anno per un pensionato (donna o uomo) con un’autovettura di piccola cilindrata, il 12-14% all’anno per un diciottenne (donna o uomo) con un ciclomotore e superato il 30% annuo per un quarantenne (donna o uomo) che assicura un motociclo. Le province nelle quali sono stati riscontrati gli aumenti più significativi sono localizzate nella gran parte dei casi nel Centro-Sud Italia; tali province si caratterizzano, infatti, per una crescita dei premi superiore a quella riscontrata nel Nord Italia.

DIFFICILE CAMBIARE COMPAGNIA

Il tasso di mobilità tra una compagnia e l’altra, che rappresenta un’arma a disposizione dei consumatori per stimolare la concorrenza, resta in realtà ancora basso, intorno al 10 per cento: nel periodo 2007-2010 solo le compagnie telefoniche, che tuttavia rappresentano solo un 5% del mercato, sono state caratterizzate da maggiore mobilità in termini di ingressi (16-18%) rispetto alle compagnie tradizionali.

Eppure l’indagine mostra un’estrema variabilità dei premi richiesti: sul mercato è dunque possibile trovare polizze maggiormente convenienti, a patto di avere gli strumenti giusti per trovarle. La spesa per l’RC Auto sostenuta da ciascun consumatore (con il profilo indicato) può variare anche considerevolmente all’interno della provincia di residenza. In particolare, utilizzando il coefficiente di variazione, la variabilità della spesa per l’RC Auto assume valori nell’ordine del 20-30% per un numero significativo di profili in ciascuna macroarea sia per gli assicurati di sesso femminile.

I consumatori non riescono tuttavia a sfruttare queste possibilità perché gli strumenti di informazione e di confronto tra le diverse offerte sono complicati e non si è sviluppata la figura dell’agente plurimandatario. Inoltre la peculiare articolazione delle classi interne e delle regole evolutive adottate dalle compagnie impatta negativamente sulla mobilità degli assicurati: cambiando assicurazione il cliente viene inserito in classi interne più svantaggiate rispetto a quella di provenienza.

POCHI SCONTI PER CHI INSTALLA LA SCATOLA NERA O SCEGLIE IL RISARCIMENTO IN FORMA SPECIFICA

Sia l’andamento della frequenza sinistri che quello del costo (medio) dei sinistri, che congiuntamente determinano il costo per il risarcimento dei sinistri, risultano crescenti: la frequenza sinistri in Italia è aumentata in tutti gli anni successivi all’introduzione della procedura di risarcimento diretto ad eccezione del 2010; l’aumento del costo medio dei sinistri CARD (Convenzione Assicuratori Risarcimento Diretto) sul periodo 2008-2010 è stato pari al 12,4% per i sinistri CARD e al 28,1% per quelli NO CARD. Le compagnie non hanno inoltre sfruttato le possibilità offerte dalla procedura CARD per controllare in maniera più efficace il costo dei risarcimenti: gli sconti offerti agli automobilisti a fronte della clausola del  “risarcimento in forma specifica” non hanno superato il 5% del premio e i contratti di questa tipologia non sia stato più del 6% del totale.

Anche il ricorso alla ‘scatola nera’ non è stato incentivato: gli oneri contrattuali a carico della clientela per l’istallazione della scatola nera risultano superiori alla scontistica offerta dalle compagnie. Il risultato è che il numero di contratti con la “scatola nera” non ha superato il 3% del totale.

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