Basta la constatazione amichevole per stabilire la responsabilità del sinistro? Contano di più i testimoni o il perito dell’assicurazione?
C’è sempre un proverbio giusto per ogni occasione. In questo caso, si può scegliere uno dei più classici: «Le bugie hanno le gambe corte». C’è poco da spiegare: se non la racconti giusta, non ci vorrà molto a capire che non hai detto la verità e te ne dovrai assumere le conseguenze. Così si può riassumere la recente sentenza del tribunale di Latina con cui è stato ribadito, in caso di incidente stradale, come si decide chi ha la colpa. O se preferisci, chi ha l’ultima parola. La constatazione amichevole? Utile ma superabile. Il racconto di un testimone? No, no: c’è chi risulta più affidabile. E chi è? Secondo i giudici laziali, il perito dell’assicurazione.
Spetta a lui stabilire se quanto riportato dal modulo Cid (che ora si chiama Cai, cioè constatazione amichevole di incidente) e quel che ha raccontato chi dice di avere assistito al sinistro corrisponde alla verità o è tutto un trucco messo a punto a tavolino per salvare il salvabile ed ottenere un risarcimento più soddisfacente per tutti. O, peggio ancora: se si tratta di un incidente simulato.
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